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## Hotspot
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AUTODROMO \
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Tutto intorno le sponde del lago Pergusa si sviluppa una famosa e suggestiva pista per gare automobilistiche lunga circa 5 Km, che ancora oggi ospita raduni e attività sportive.
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BOSCO DI EUCALIPTI \
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L’area è collocata all’interno della Riserva Naturale Orientata “Rossomanno – Grottascura – Bellia”. \
Consiste in un’area a debole inclinazione rispetto all’orizzontale che ospita anche un complesso immobiliare, le cui origini risalgono ad oltre un secolo fa e le cui iniziali funzioni erano quelle di offrire riparo alle persone incaricate della vigilanza e delle lavorazioni necessarie alla coltivazione ed alla sopravvivenza delle piante che ivi venivano seminate, piantate ed allevate prima dell’impianto definitivo: si trattava, infatti, di un vivaio. \
Dal punto di vista vegetazionale, sono presenti essenze legate ai numerosi rimboschimenti eseguiti nel corso degli anni, ove prevalgono certamente gli eucalipti, secondariamente varie specie di pini e, in qualche tratto, varie specie di pioppi; sono altresì presenti altre specie, di natura per lo più erbacea e/o arbustiva; solo raramente sono presenti altre tipologie floricole.
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Il Bouleuterion di Morgantina \
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l'edificio destinato a ospitare il consiglio della città, è datato alla prima metà del III secolo a.C. e si trova nell'angolo nord-ovest dell'agorà, che era uno spazio pubblico centrale con scopi politici e commerciali. \
Il Bouleuterion svolgeva un ruolo chiave nella vita politica di Morgantina, poiché era il luogo in cui si riuniva il consiglio della città per discutere e prendere decisioni importanti per la comunità. La sua posizione centrale nell'agorà lo rendeva facilmente accessibile e rappresentava un punto focale per le attività politiche e decisionali della città. \
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L'Ekklesiasterion di Morgantina \
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è un complesso che presenta somiglianze con un teatro greco e si presume avesse una funzione simile al comitium romano. Nonostante l'incertezza riguardo alla datazione precisa, si ritiene che sia stato costruito alla fine del IV secolo a.C. da Timoleonte. \
Questo complesso è composto da tre gradinate e svolgeva diverse funzioni, tra cui quella di collegare l'agorà inferiore a quella superiore, fungendo anche da sede per l'assemblea cittadina. Il podio, dal quale gli oratori si rivolgevano all'assemblea (noto come "bema"), era posizionato di fronte al Pritaneo. Questa disposizione suggerisce che Morgantina fosse una polis libera, una città autonoma. \
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La Villa Romana del Casale, facente parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, è ubicata a circa 3,5 km, in linea d’aria, dall’abitato di Piazza Armerina ed è costituita da diversi corpi di fabbrica tra loro vicini o giustapposti sin dal I secolo d.C.; l’assetto attualmente visibile è invece riferibile al IV secolo d.C., dopo la ricostruzione a seguito di un terremoto datato 361-363 d.C. \
Trattasi di un insieme a cui è stato dato il nome di “Villa” perché ubicato relativamente lontano dai centri abitati del tempo, anche se la costituzione architettonica e la distribuzione degli ambienti lasciano ipotizzare piuttosto ad un palazzo urbano imperiale; questo è riccamente dotato di mosaici pavimentali di inestimabile bellezza e rarità, le cui tessere, di dimensioni variabili, spiccano per varietà ed abbondanza dei disegni e, soprattutto, dei colori. Gli antichi artisti che hanno creato questi mosaici hanno dimostrato un incredibile livello di maestria nel loro lavoro. \
Le tessere, i piccoli cubi di pietra o smalto, sono stati disposti con incredibile precisione per creare immagini dettagliate e affascinanti. \
Tra le scene più celebri sono le "Donne in Bikini" dove si raffigura giovani ragazze impegnate in attività fisiche, e la "Grande Caccia" che mostra una spettacolare caccia ai grandi animali. Queste opere d'arte non solo ci parlano della vita quotidiana dell'antica Roma, ma ci mostrano anche la straordinaria creatività e l'estro degli artisti dell'epoca. \
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La geologia del territorio piazzese si inquadra nell’ampia depressione strutturale che gli specialisti del settore chiamano “Bacino di Caltanissetta” o “Bacino della Sicilia centro-meridionale”, il quale si estende tra i Monti Sicani ad Ovest e i Monti Iblei ad Est e Sudest. \
Durante alcune fasi delle complesse fasi dell’orogenesi alpina (piegamenti dovuti alla formazione della catena delle Alpi), infatti, l’area era soggetta a forti movimenti di abbassamento (subsidenza). \
L’abbassamento dava la possibilità di funzionare come un serbatoio da riempire da parte dei materiali che costituivano e costituiscono la catena appenninica Siciliana; infatti, la maggior parte della natura dei terreni osservabili in superfice è silicoclastica: conformazioni a grana fine e finissima come le argille alla base e porzioni sommitali sabbiose e sabbioso-arenacee;questo insieme è noto come “Successione di Piazza Armerina”.
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Mito del ratto di Kore \
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Il mito vuole che proprio qui, Ade, emergendo dal sottosuolo, abbia rapito la giovane Kore, figlia di Demetra, dea delle messi, trascinandola con sé negli inferi. Per i romani Kore prese il nome di Persefone, sposa di Plutone, mentre Demetra divenne Cerere.
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STRADA \
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In base agli scavi archeologici sappiamo che Morgantina possedeva una delle piante ortogonali più antiche della Sicilia interna. \
L'acropoli della "Cittadella" rappresenta il nucleo più antico della città, con testimonianze archeologiche che risalgono all'antica età del bronzo. Successivamente, la città fu ricostruita e ampliata dai calcidesi di Catania intorno al 560 a.C., dando vita a una città greca arcaica con mura, sacelli di culto e un'area pubblica. La presenza di una necropoli con tombe a camera fornisce ulteriori dettagli sulla vita e la cultura della città in questo periodo.
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TEATRO \
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Tra i reperti più notevoli scoperti a Morgantina, spicca il teatro dedicato a Dioniso, il cui eccezionale effetto acustico può ancora essere sperimentato nella sua piena grandezza, mentre la dedica alla divinità rimane visibile in tutta la sua chiarezza. \
L'edificio teatrale fu eretto da Archela, un benestante cittadino e figlio di Eukleida, che lo consacrò a Dionisio, come attestato da un'iscrizione rinvenuta sul sito. La cavea attuale, con un diametro di 57,70 metri, fu costruita nel III secolo a.C., sopra le fondamenta di una struttura teatrale più modesta. \
HotspotPanoramaOverlayTextImage_111839AD_0752_F289_4196_A3511E6A3938.text = AVIFAUNA
HotspotPanoramaOverlayTextImage_72AAB1EE_6285_BD3E_41CA_FB67D402C0A9.text = Allodola
HotspotPanoramaOverlayTextImage_55184E7F_78DA_5CE4_41D7_39372E42F53C.text = Area attrezzata
HotspotPanoramaOverlayTextImage_697335DD_4F9A_C3E1_41CD_3D639B4556CA.text = Autodromo
HotspotPanoramaOverlayTextImage_678F9CB3_4F9F_C1A1_41D1_35F2D935140B.text = Autodromo
HotspotPanoramaOverlayTextImage_40380CFF_57C1_8994_41D3_6D727B902F1F.text = Averla maggiore
HotspotPanoramaOverlayTextImage_48CEE913_78DA_6423_41CB_17CED0B4F85C.text = Avifauna
HotspotPanoramaOverlayTextImage_7605361D_78AE_AC27_41CB_61E104E8837D.text = BOSCO BELLIA
HotspotPanoramaOverlayTextImage_6D45DB1A_6286_CEE6_41D3_38FEF5C0A791.text = Ballerina gialla
HotspotPanoramaOverlayTextImage_6748A089_4579_7995_41C7_123D3F26FE34.text = Biblioteca comunale
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HotspotPanoramaOverlayTextImage_41CFA2D2_57C1_B9ED_41D3_1B30AA16EB0B.text = Biscia dal collare
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HotspotPanoramaOverlayTextImage_65E8BAB6_78DE_A465_41A5_9F8FF7056539.text = Bosco di Eucalipti
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approfondimento
HotspotPanoramaOverlayTextImage_45CD31B2_78BE_E47C_41BB_DFFB9F606A71.text = Buleuterium
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approfondimento
HotspotPanoramaOverlayTextImage_2E47FDAC_79F6_5C65_41C7_991029223025.text = Calcaroni e calcarelle
HotspotPanoramaOverlayTextImage_373F7026_79B5_A464_41C0_822B332CB86F.text = Calcaroni e calcarelle
HotspotPanoramaOverlayTextImage_472AE1AA_57FE_9BBC_41C0_8AECB21EA9D3.text = Capriolo
HotspotPanoramaOverlayTextImage_44F5867B_5307_A372_41BE_EC5BABCB68BD.text = Carta geologica Lago Olivo
HotspotPanoramaOverlayTextImage_494D8815_530F_AEB6_41CA_1DE3564DCE5E.text = Carta geologica Rocca di Castani
HotspotPanoramaOverlayTextImage_4974FE5F_5304_E2B3_41D0_27F35BE33BF8.text = Carta geologica Rocca di Cerere
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HotspotPanoramaOverlayTextImage_5CB99D69_4499_8894_41C9_1B9B03B651B2.text = Cattedrale di Piazza Armerina
HotspotPanoramaOverlayTextImage_5E65C058_456F_98B4_41A4_82BAF617951A.text = Cattedrale di Piazza Armerina
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HotspotPanoramaOverlayTextImage_56D2620D_4D8A_C061_416D_A7B445129FA2.text = Chiesa del Carmine
HotspotPanoramaOverlayTextImage_5A90DE3B_4D8E_40A1_41D2_0C80EB6E2577.text = Chiesa del Carmine
HotspotPanoramaOverlayTextImage_5B712A19_4D8E_4061_41AC_28E8CC0CC263.text = Chiesa di Sant'Andrea
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approfondimento
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HotspotPanoramaOverlayTextImage_76157944_628A_CD61_41C4_8E63C1B0D58A.text = Eucaliptus sp. Pl.
HotspotPanoramaOverlayTextImage_314E5B10_7956_643D_4180_F21BE6823F5C.text = FLORISTELLA \
GROTTACALDA
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Grottacalda
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Grottacalda
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Grottacalda
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Grottacalda
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Grottacalda
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### Popup Image
### Subtitle
panorama_62A7D95A_7F9C_C1EB_41DC_EB5A05CDD2CD.subtitle = Area attrezzata
panorama_6917E88C_4F9A_C060_41C1_91AF93655262.subtitle = Autodromo
panorama_58AD7373_57C2_78AC_41D1_4D9FB6DBF107.subtitle = Avifauna
panorama_1D2F8058_06D1_B196_4181_D51181D38CD4.subtitle = Biblioteca comunale
panorama_1D346D3F_06D2_D389_4193_718B335CD236.subtitle = Biblioteca comunale
panorama_1D3DAE5B_06D3_5189_4192_5ED8CB4F7602.subtitle = Biblioteca comunale
panorama_6EC10E8C_78DB_FC25_41D4_DCA6CBA94BC2.subtitle = Bosco di Eucalipti
panorama_442799D9_78BA_A42C_41C1_A7B853C79EB4.subtitle = Buleuterium
panorama_3FE9EAA5_796A_A467_41D3_EB59519DAFEE.subtitle = Calcaroni e calcarelle
panorama_493C3795_4499_87BC_41D0_98D33BC1D6F8.subtitle = Cattedrale di Piazza Armerina
panorama_1CA35156_06D1_F39B_417B_5AAC0B788151.subtitle = Cattedrale di Piazza Armerina
panorama_48807097_449B_F9BC_41BE_C059EE3BC3CF.subtitle = Cattedrale di Piazza Armerina
panorama_488049DA_449A_8BB4_41CC_04D8421ADF59.subtitle = Chiesa del Carmine
panorama_48809997_449B_8BBC_41B6_A2335596D8F3.subtitle = Chiesa di Sant’Andrea
panorama_4427907D_78BA_E4E7_41CD_029ACECCA76C.subtitle = Ekklesiasterion
panorama_11919088_02A1_875E_4177_D87E5E0C01FE.subtitle = Flora
panorama_4880A1FE_449B_BB6C_41CA_6DA5CA187786.subtitle = Fontana dei Canali
panorama_6B3195AD_4FBF_C3A1_41B8_21682BE66B4B.subtitle = I mosaici
panorama_4C6102E4_5D4A_F2AF_41BB_B93344E4A422.subtitle = Lago Olivo
panorama_3A78BA6B_796A_A4E3_41B6_B28C2C04B7B2.subtitle = Maccalube
panorama_3A7E2229_796D_A46F_41DC_BEBE98F927B3.subtitle = Palazzo Pennisi
panorama_3A7FF513_796A_6C3C_41CB_B3FE193243CE.subtitle = Parco Minerario
panorama_6C9D87A4_78DA_6C65_41CF_0969E29D3DF6.subtitle = Parco della Ronza
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panorama_1D33C7C8_06D3_7EF6_418C_C45AFA563FF6.subtitle = Pinacoteca comunale
panorama_1D9BC71B_06D1_5F8A_419E_E97C73A9D1CA.subtitle = Pinacoteca comunale
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panorama_6EC51EC7_78D6_BC24_41D1_52685577045B.subtitle = Pupi Ballerini
panorama_6E83ACE3_4D9A_C1A1_41D2_BABF02DF63D2.subtitle = Rocca di Cerere
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### Title
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photo_7436607B_628A_BB26_41D3_06D7C0FB24DC.label = Himantoglossum hircinum _391057582
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Ai piedi dei monti Erei, in una fertile area coltivabile lungo le antiche direttrici stradali della Sicilia Romana, sorge la Villa del Casale, patrimonio Unesco con uno straordinario apparato musivo che risale al quarto secolo dopo Cristo, un’epoca favorevole per l’isola, al centro dei traffici del Mediterraneo occidentale. L’abitato venne in seguito abbandonato, riabitato e infine distrutto nel 1161, quando le mutate esigenze difensive portarono allo sviluppo di Piazza Armerina, arroccata su un’altura. L’omaggio all’antica Villa del Casale si ritrova oggi nell’epiteto “città dei mosaici”. Possiamo atterrare per osservare le meraviglie coperte dalla volta protettiva del sito archeologico.
htmlText_5E7C12CF_7FBC_40F9_41D2_3B86E61534E8.html = Anche la fauna presente al bosco di Bellìa è molto variegata, ecco alcune specie autoctone.
Il cinghiale è un maiale selvatico con una corporatura massiccia, un muso allungato e caratteristiche zanne ricurve. Il suo pelo è di solito bruno scuro o nero.È notturno e onnivoro, alimentandosi di radici, frutta, insetti e piccoli vertebrati. I cinghiali sono noti per il loro istinto protettivo nei confronti dei loro piccoli.
Il capriolo è più piccolo rispetto al cervo, con corna sottili e senza ramificazioni. Il suo mantello è di solito marrone rossiccio con una macchia bianca sulla parte posteriore.È erbivoro e si nutre di erbe, foglie e frutta. Il capriolo è notturno ed è conosciuto per la sua agilità nel saltare e nel nascondersi più corretto
Volpe:
La volpe è un mammifero carnivoro con un mantello rosso-arancio e una lunga coda folta. Ha orecchie appuntite e un muso affilato.È notturna e si nutre di piccoli mammiferi, uccelli, insetti e frutta. Le volpi sono animali intelligenti e adattabili.
Gli istrici sono piccoli mammiferi coperti di spine, con un muso allungato e orecchie nascoste. Sono noti per il loro aspetto caratteristico. Sono insettivori e si nutrono principalmente di insetti, larve e piccoli invertebrati. Di solito, si nascondono di giorno e diventano attivi di notte.
Il ramarro occidentale è un piccolo rettile con un corpo allungato e zampe corte. Il suo colore varia dal verde al marrone, con strisce dorsali più scure.È diurno e si nutre di insetti, piccoli invertebrati e occasionalmente piccoli vertebrati come giovani roditori.
La biscia dal collare è un serpente non velenoso con una colorazione grigia o marrone e un caratteristico "collare" scuro dietro il capo.È semiacquatica e si nutre di pesci, rane, piccoli roditori e uccelli. La biscia dal collare è spesso vista vicino all'acqua.
htmlText_66F87EC9_4F87_C1E1_41C9_6C203490E524.html = Cinto dalla corona ellittica dei Monti Erei, il Lago Pergusa ha una grande importanza geologica, faunistica e culturale e per questo vi è stata istituita la prima Riserva Naturale Speciale della Regione Siciliana. Il lago è di origine tettonica e l’assenza di immissari ed emissari ha esposto l’acqua all’evaporazione, rendendola salmastra per la concentrazione dei sali. Nel mito classico qui si svolse il “ratto di Kore", all’origine del ciclo delle stagioni. Lungo la costa del lago si sviluppa l'Autodromo di Pergusa, lungo circa 5 km.
htmlText_57FE9EBA_44AF_89F4_41B4_3D950AC159AB.html = Da questa prospettiva aerea possiamo ammirare il paesaggio urbano di Piazza Armerina, un borgo inerpicato d'impianto medievale, con un pregevole centro storico barocco e normanno, dominato dall’imponente edificio della cattedrale. Il centro abitato ricopre un’altura dei monti Erei, a 697 metri d’altitudine, mentre le località sottostanti si trovano ad appena 200 metri. Nel profondo dislivello si disegna la linea delle infrastrutture stradali, che da millenni rendono Piazza Almerina uno snodo cruciale dell’isola. Il vicino sito Unesco della Villa del Casale, celebre per i mosaici, ha preceduto il nucleo medievale e risale all’epoca tardo antica. La città è circondata da ogni lato da un fitto manto forestale, a prevalenza di Eucalipti, che si collega alla Riserva Naturale Orientata "Rossomanno, Grottascura, Bellia"
htmlText_76A0A896_6287_4BEE_4198_24DE562B894A.html = Dactylorhiza maculata, o Orchidea Maculata, è una specie di orchidea nativa dell'Europa. Questa pianta presenta un'infiorescenza caratteristica con fiori spesso di colore viola o rosa. Il nome "maculata" si riferisce alle macchie che adornano i petali e sepali di alcuni fiori.
htmlText_5D5459F1_7FBC_40A6_41C9_2692E652F1DA.html = Ecco alcune specie di fiori presenti nel Bosco di Bellìa:
L’Himantoglossumhircinum è una specie di orchidea con fiori dal colore variabile, dal verde al marrone. È nota per il suo profumo che ricorda quello delle capre.
Il Limodoro abortivo è un'orchidea selvatica con fiori di colore marrone-porpora e forma insolita. Il nome "abortivo" deriva dalla forma "abortita" del fiore.
Dactylorhiza maculata, o Orchidea Maculata, è una specie di orchidea nativa dell'Europa. Questa pianta presenta un'infiorescenza caratteristica con fiori spesso di colore viola o rosa. Il nome "maculata" si riferisce alle macchie che adornano i petali e sepali di alcuni fiori.
Il Lotus cytisoides, noto come Loto delle ginestre, è una pianta appartenente al genere Lotus, ed è nativo dell'Europa mediterranea. È una pianta erbacea perenne che cresce in modo prostrato e può formare tappeti densi di fogliame.
L'Orchidea di Robert è una pianta erbacea con fiori bianchi o leggermente rosati. È nota per le sue foglie strette e lanceolate.
L'Orchidea piramidale è una delle orchidee più iconiche, con fiori di colore rosa-lilla e una caratteristica forma piramidale dell'infiorescenza.
L'Orchide italica è una specie di orchidea diffusa in molte regioni dell'Europa e del Mediterraneo. I fiori dell'Orchidea italica sono il suo tratto distintivo più riconoscibile: sono riuniti in una spiga densa e assomigliano vagamente a un uomo nudo, con petali di colore rosa, viola o bianco e un labello più grande che assomiglia a una figura umana
Il Serapide a fiori piccoli è un'orchidea con fiori di dimensioni ridotte, di colore da rosa a marrone. Si trova spesso in terreni erbosi e soleggiati.
htmlText_76844857_6286_CB6D_41C0_92C173A94167.html = Eucaliptus sp. Pl., comunemente conosciuto come eucalipto, si distingue per le sue foglie lanceolate, ricche di oli essenziali, che conferiscono un profumo distintivo. Questi alberi variano in altezza da piccoli arbusti a maestosi alberi di oltre 50 metri.
htmlText_5EE53D4D_7814_A4CD_41C9_3C2099956F0E.html = Fanno bella mostra di sé, invece, al punto da rendere l’area un vero e proprio museo a cielo aperto, tutte le attrezzature e le tecniche estrattive e di lavorazione. Ancora ben visibili e drammaticamente evocativi, come ebbero a descrivere Verga e Pirandello in alcuni dei loro scritti (Rosso Malpelo – Ciaula scopre la luna), appaiono le calcarelle (rudimentali forni di fusione del minerale di zolfo), i calcaroni (forni circolari per la fusione e separazione dello zolfo dal materiale inerte a partire dal 1850), le discenderie (circa 180 cunicoli semiverticali utilizzati in epoca preindustriale per raggiungere il giacimento), i castelletti e gli impianti dei pozzi verticali (utilizzati in epoca recente per la discesa in sotterraneo, ma con il primo argano risalente al 1868), i forni Gill (sistema più moderno per la fusione dello zolfo, post 1880), le lampisterie (locali dove si conservano gli apparecchi di illuminazione necessari al lavoro nelle miniere), i ruderi dei fabbricati di servizio sorti in prossimità dei pozzi (infermerie, alloggi per i minatori, compresi il locali adibiti a dopolavoro per i lavoratori), fino alle tratta ferroviaria tra le stazioni di Floristella e Grottacalda attraverso le quali veniva caricato e spedito lo zolfo, compresa la rete ferrata interna per il trasporto dei vagoncini con il minerale.
htmlText_42B9B4C7_57C3_B9F4_41CF_437C9D140D63.html = Gli istrici sono piccoli mammiferi coperti di spine, con un muso allungato e orecchie nascoste. Sono noti per il loro aspetto caratteristico. Sono insettivori e si nutrono principalmente di insetti, larve e piccoli invertebrati. Di solito, si nascondono di giorno e diventano attivi di notte.
htmlText_50969560_786C_A4F2_41CD_F1030EEFC417.html = Il Bouleuterion di Morgantina, l'edificio destinato a ospitare il consiglio della città, è datato alla prima metà del III secolo a.C. e si trova nell'angolo nord-ovest dell'agorà, che era uno spazio pubblico centrale con scopi politici e commerciali. Per accedere al Bouleuterion, c'era un cortile scoperto che precedeva una sala coperta. Questa sala era anticipata da un portico con quattro colonne, e al suo interno erano presenti sedili in pietra disposti in forma semicircolare, permettendo a circa 80 persone di prendere posto.
L'edificio svolgeva un ruolo chiave nella vita politica di Morgantina, poiché era il luogo in cui si riuniva il consiglio della città per discutere e prendere decisioni importanti per la comunità. La sua posizione centrale nell'agorà lo rendeva facilmente accessibile e rappresentava un punto focale per le attività politiche e decisionali della città.
htmlText_38285FB5_7975_BC64_41D6_C8F81397754A.html = Il Bouleuterion di Morgantina, l'edificio destinato a ospitare il consiglio della città, è datato alla prima metà del III secolo a.C. e si trova nell'angolo nord-ovest dell'agorà, che era uno spazio pubblico centrale con scopi politici e commerciali. Per accedere al Bouleuterion, c'era un cortile scoperto che precedeva una sala coperta. Questa sala era anticipata da un portico con quattro colonne, e al suo interno erano presenti sedili in pietra disposti in forma semicircolare, permettendo a circa 80 persone di prendere posto.
L'edificio svolgeva un ruolo chiave nella vita politica di Morgantina, poiché era il luogo in cui si riuniva il consiglio della città per discutere e prendere decisioni importanti per la comunità. La sua posizione centrale nell'agorà lo rendeva facilmente accessibile e rappresentava un punto focale per le attività politiche e decisionali della città.
htmlText_7172AF12_6287_46E6_41C1_E95BA2435416.html = Il Limodoro abortivo è un'orchidea selvatica con fiori di colore marrone-porpora e forma insolita. Il nome "abortivo" deriva dalla forma "abortita" del fiore.
htmlText_76826173_6286_BD26_41BF_F75B13B01316.html = Il Lotus cytisoides, noto come Loto delle ginestre, è una pianta appartenente al genere Lotus, ed è nativo dell'Europa mediterranea. È una pianta erbacea perenne che cresce in modo prostrato e può formare tappeti densi di fogliame.
htmlText_6D391177_628A_DD2E_41C7_2F6E996E10EF.html = Il Luì subalpino maschio adulto in primavera ha le parti superiori grigie con sfumature marroni e marroni sulla parte superiore delle ali.
htmlText_2B5E99DF_79ED_E423_41DB_68B8A0766779.html = Il Palazzo Pennisi, situato nel complesso minerario di Floristella, è un'imponente struttura che, nonostante la sua semplicità architettonica, domina il territorio circostante. Questo palazzo rappresenta l'antica residenza della famiglia baronale che era proprietaria dell'area mineraria. Sebbene il palazzo sia stato restaurato e oggi ospiti il parco minerario, non è completamente visitabile o accessibile al pubblico. Tuttavia, al piano terreno è possibile trovare una vasta collezione di oggetti, documenti scritti e attrezzi che meritano sicuramente una visita.
La grandiosità del Palazzo Pennisi, sia nelle sue dimensioni che nello stile ottocentesco, evidenzia in modo tangibile l'enorme divario sociale esistente tra i minatori, che erano costretti a vivere in condizioni di grande difficoltà e sfruttamento, e i proprietari delle miniere, che godevano di un elevato status sociale e di ricchezza. Questa disparità sociale era una caratteristica comune nelle comunità minerarie dell'epoca, e il Palazzo Pennisi ne è un simbolo tangibile.
La visita al palazzo e al parco minerario offre un'opportunità unica per esplorare la storia della miniera e per comprendere meglio le condizioni di vita dei minatori e le dinamiche sociali dell'epoca.
htmlText_2F1ABE44_79EA_5C24_41C9_EC58EBEAD2BF.html = Il Parco Minerario Floristella-Grottacalda prende il nome dalle due omonime miniere di zolfo, ormai dismesse, che sono state attive fino agli anni ottanta del secolo scorso.
Hanno una storia molto antica, se si pensa che lo zolfo dell’area veniva estratto fin a partire dall’epoca degli antichi Romani; l’area si trova a circa 3,0 km ad Ovest rispetto all’abitato di Valguarnera Caropepe; inoltre, è servita da altre strade e stradine secondarie, talora difficili da percorrere in automobile, ma facilmente non solo a piedi ma anche in mountain-bike o a cavallo; infine, fino agli anni settanta l’area era collegata persino dalla ferrovia perché era più comodo, economico e versatile portare i minerali estratti verso l’esterno e la commercializzazione e condurre materiali, uomini e mezzi necessari per l’estrazione direttamente in loco.
Attualmente tutta l’area è vegetata ed è grazie alla vegetazione, in parte spontanea ed in parte voluta dall’uomo, che non si vedono ormai quasi più i resti delle lavorazioni e dei materiali di scarto prodotti sia dalle estrazioni che dal riscaldamento del calcare solfifero negli appositi forni.
L’intero Parco Minerario rappresenta uno dei più importanti siti di archeologia industriale esistenti nel Mezzogiorno d’Italia ed una delle più grandi, antiche e significative aree minerarie di zolfo della Sicilia. Può considerarsi un grande museo all’aria aperta, dove il vasto complesso estrattivo fornisce una vera e propria "stratigrafia" delle diverse epoche e dei relativi sistemi e tecniche d'estrazione e di fusione dello zolfo e nel cui territorio l’attività estrattiva dello zolfo è documentata dalla fine del 1700 al 1986, anno in cui nell’area mineraria cessò definitivamente ogni attività legata alla produzione solfifera.
htmlText_71150899_6285_4BE2_41AB_26C2CAFDB312.html = Il Quercus ilex, noto come Leccio, è un albero sempreverde con foglie coriacee e ovali. È comune nelle regioni mediterranee.
htmlText_76B04EAD_6285_C722_4190_E34B99BBB732.html = Il Salix alba, o Salice bianco, è un albero con foglie lanceolate e corteccia grigia. È noto per le sue foglie strette e allungate.
htmlText_470181B6_57FE_9B94_41CB_96EF8A37A5DA.html = Il capriolo è più piccolo rispetto al cervo, con corna sottili e senza ramificazioni. Il suo mantello è di solito marrone rossiccio con una macchia bianca sulla parte posteriore. È erbivoro e si nutre di erbe, foglie e frutta. Il capriolo è notturno ed è conosciuto per la sua agilità nel saltare e nel nascondersi più corretto.
htmlText_4110DCC1_57C3_89EF_41CA_9DDF0B8538A0.html = Il cinghiale è un maiale selvatico con una corporatura massiccia, un muso allungato e caratteristiche zanne ricurve. Il suo pelo è di solito bruno scuro o nero. È notturno e onnivoro, alimentandosi di radici, frutta, insetti e piccoli vertebrati. I cinghiali sono noti per il loro istinto protettivo nei confronti dei loro piccoli.
htmlText_629795AE_76C8_83AD_41D8_EE80FD0EE715.html = Il patrimonio culturale di Piazza Armerina è legato alle pratiche ergologiche che per secoli ne hanno caratterizzato l’economia e alle trasformazioni queste hanno subito nel tempo. Le conoscenze, i saperi e le tecniche di gestione delle risorse territoriali per finalità produttive sono spesso sopravvissute nella memoria collettiva nonostante l’evolversi economico e sociale, ricordate e tramandate oralmente e per mezzo degli oggetti di cultura materiale. Pertanto, conoscere le modalità e i mezzi attraverso i quali la comunità si è posta in passato in relazione con l’ambiente naturale consente oggi di comprenderne la cultura e l’identità.
Tra le attività economiche tradizionali di Piazza Armerina, la cerealicoltura aveva un posto di rilievo insieme alla peculiare coltura del nocciolo. La superficie agraria era destinata anche alla coltivazione dell’olivo, della vite e in minor parte anche di agrumi e altri fruttiferi che danno origine alle produzioni tipiche e di qualità di Piazza Armerina. Più di 2000 ettari sono ancora utilizzati a boschi. Di fondamentale rilievo è stata l’attività lunga due secoli delle miniere di zolfo di Floristella e Grottacalda. L’estrazione dello zolfo è documentata dalla fine del Settecento e si è conclusa con la fine della produzione nel 1986. La storia di una delle più antiche e importanti aree minerarie di zolfo della Sicilia è legata al lavoro di un grande numero di addetti che fornivano prestazioni diversificate nella catena lavorativa. I pirriatura (picconieri) staccavano lo zolfo nei giacimenti sotterranei con l’uso del piccone e all’occorrenza di mine. I carusi (bambini tra i 7 e gli 11 anni) trasportavano il minerale sulle spalle dentro sacchi o ceste di giunco (i stirratura) equilibrando il peso con un cuscino riempito di paglia o stoppa di lino (a chiumazzata) legato alla fronte con una cinghia. Raggiungevano con il carico l’esterno, dove venivano fatte le casse, ovvero le cataste con cui si formavano le basterelle, unità di misura dello zolfo grezzo. I spisalora (spesaiuoli) erano operai pagati a giornata per cercare nuovi giacimenti, aprire fori di ventilazione nelle gallerie e fare lavori in muratura o in legno. Ntrummatura o acqualora (pompieri o acquaroli) lavoravano con i piedi immersi nell’acqua in cui giacevano strati di zolfo che veniva estratta attraverso pompe a mano (sguarre), otri, barili di legno etc. I carritteri (vagonari) lavoravano all’esterno della pirrera (miniera) trasportando i carri. I carcarunara (calcaronai), scarcaratura o inchitura, riempivano le fornaci nelle quali fondeva lo zolfo posizionando il materiale e proporzionando u ginisi (il rosticcio) che doveva coprirlo alla sommità. Verso la parte posteriore del cumulo formavano poi i pupalora (camini orizzontali) per dare fuoco alla massa. In alcuni casi un’apposita figura si occupava alla sola accensione e sorveglianza diurna delle fornaci: gli arditura (arditori). Nel calcherone, che sostituì a metà Ottocento le calcarelle, veniva aperto un foro quando la temperatura esterna segnalava l’avvenuta fusione. Attraverso questo foro, chiamato morti, lo zolfo fuso scorreva nelle gàviti: recipienti di legno appositamente immollati dove l’olio di zolfo (ogliu), raffreddandosi, si consolidava in pani (i balati). Per prestazioni saltuarie potevano essere impiegati anche fabbri ferrai e falegnami. Infine, i capimastri (capomastri) avevano una funzione di direzione tecnica di tutto il processo, sorvegliando il lavoro e dando disposizioni agli zolfatai in vece del coltivatore della miniera. Nonostante la molteplicità delle mansioni previste nel processo di estrazione, l’impegno più gravoso era a carico di picconieri e carusi che lavoravano in condizioni altamente rischiose per i pericoli di frane e esplosioni e per le esalazioni venefiche, di violenza e immoralità, che sono state denunciate da poeti, scrittori e studiosi di scienze sociali . Anche i testi dei canti ritmici che gli stessi picconieri usavano per coordinare il lavoro ponevano drammaticamente in evidenza le condizioni disperate della vita in miniera. Ne è un esempio il canto raccolto dall’etnomusicologo Alberto Favara: «Cà sutta nta stu nfernu, puvureddi,/ nui semu cunnannati a tirannìa./ A mmanu di li lupi sû l’agneddi,/ ciancìtini, ciancìtini, mamma mia! – Qui sotto in quest’inferno, poveretti, / noi siamo condannati alla tirannia./ In mano dei lupi sono gli agnelli,/ piangeteci, piangeteci, mamma mia!» .
Le miniere di Floristella e Grottacalda hanno cessato la produzione nel 1986, ma nell’area sono ancora visibili le strutture e gli impianti utilizzati, così come la tratta ferroviaria utilizzata per il trasporto della merce e lo spostamento degli operai, i ruderi degli alloggi dei minatori e la residenza estiva di una delle famiglie proprietarie delle miniere: Palazzo Pennisi. Questi segni lasciati nel territorio si riflettono in altrettante tracce rimaste nella memoria. Dal 1991, l’area delle miniere è sottoposta a vincoli di tutela poiché è stato riconosciuto come Parco minerario dalla Regione Siciliana. L’insediamento non è più un luogo di lavoro e di vita per gli operai di Piazza Armerina ma rimane un forte spazio identitario oggi proposto anche per la fruizione turistica.
htmlText_53C5F85E_4D8E_40E3_41B5_EBB48AB7CEF0.html = Il più elevato capoluogo italiano sorge a 931 metri su una dorsale montuosa, nel centro geografico della Sicilia, che domina la valle del Dittaino a est e la valle del Salso a ovest. Basta osservare la posizione dell’abitato per capire perché i romani la definirono UrbsInexpugnabilis, città imprendibile. A est e a ovest troviamo strapiombi sino a 400 metri sulle valli sottostanti. A sud invece si apre il solco vallivo del Pisciotto. Nel settore orientale si trovano il castello di Lombardia e il Duomo. L’accidentata e spettacolare orografia della Sicilia centrale è il risultato dell’azione di forze tettoniche tuttora attive, testimoniate anche dal lontano cono vulcanico dell’Etna. Siamo nell’area del Geopark Rocca di Cerere.
htmlText_418309EF_57C2_8BB4_41D2_C707AA0B4DA2.html = Il ramarro occidentale è un piccolo rettile con un corpo allungato e zampe corte. Il suo colore varia dal verde al marrone, con strisce dorsali più scure. È diurno e si nutre di insetti, piccoli invertebrati e occasionalmente piccoli vertebrati come giovani roditori.
htmlText_70714DCF_7E59_834C_41D8_B27F12666F61.html = Il sito de’ “Boschi di Piazza Armerina” ricade entro i territori dei comuni di Enna, Piazza Armerina e Aidone. I suoli sono prevalentemente sabbiosi, si sono originati per dilavamento di substrati di arenaria. Nei fondovalle si riscontra la presenza di suoli fangosi limosi. Nel sito, sono presenti vecchi impianti artificiali di Eucaliptus sp. pl., i quali mostrano un’elevata tendenza alla ricostituzione della vegetazione naturale. Molto diffusa è la presenza di querceti caducifogli (principalmente a Quercus virgiliana Ten. e a Q. amplifolia Guss., ma con significative presenze di Q. ilex L.), ciò significa che la vegetazione è in una fase di riacquisizione degli equilibri caratteristici del climax locale, questi querceti sono costituiti da popolazioni coetanee, con individui piuttosto giovani.
htmlText_5CFD7210_78ED_E43D_41DA_913253F03146.html = Il termine assieme a quello di “pietre incantate”, si riferisce ad alcune formazioni rocciose presenti all’interno della Riserva Naturale Orientata Rossomanno-Grottascura-Bellia, nei pressi del vivaio forestale di Ronza. L’origine di queste formazioni rocciose, a composizione arenacea, è stata dibattuta nel corso degli anni e, dopo le primissime interpretazioni di tipo favolistico e mitologico, si sono succedute le spiegazioni scientifiche, corroborate da prove tecniche, analisi e sperimentazioni. Inizialmente, si pensava a dei misteriosi abitanti dei luoghi che, riuniti in un cerchio magico in una sorta di danza sabbatica, fossero stati pietrificati durante un sortilegio per aver commesso chissà quali malefatte; successivamente si è ipotizzata una origine preistorica e storica, attribuendo a questi oggetti il significato di menhir, megaliti monolitici eretti dall’uomo; qualcun altro, seguendo la scia preistorica, ha pensato ad un allineamento di tipo dolmenico, tombe megalitiche monocamera. Secondo altri studiosi, in particolare, geologi, geomorfologi ed archeologi, invece, le rocce presenti sarebbero delle pietre naturali modellate dagli agenti atmosferici, in particolare, dall’acqua e dal vento; alcune forme di erosione, specificatamente, la corrasione, l'azione di abrasione e smerigliatura operata delle particelle solide trasportate in sospensione dal vento, ha consumato e modellato la roccia coerente. Si sono così generate le forme che oggi tutti ammirano e che sarebbe opportuno ammirare, se non si ha mai avuto occasione di farlo.
htmlText_5E0B65D2_786B_E7D7_41AA_5C037F83659F.html = In base agli scavi archeologici sappiamo che Morgantina possedeva una delle piante ortogonali più antiche della Sicilia interna.
L'acropoli della "Cittadella" rappresenta il nucleo più antico della città, con testimonianze archeologiche che risalgono all'antica età del bronzo. Successivamente, la città fu ricostruita e ampliata dai calcidesi di Catania intorno al 560 a.C., dando vita a una città greca arcaica con mura, sacelli di culto e un'area pubblica. La presenza di una necropoli con tombe a camera fornisce ulteriori dettagli sulla vita e la cultura della città in questo periodo.
La Contrada di Serra Orlando è invece associata alla "città nuova" costruita dopo la distruzione del 459 a.C. In questa zona, si trovano impressionanti strutture come l'agorà, con stoài (portici) a est e ovest, il Ginnasio, il Pritaneion, il Bouleuterion, un teatro ben conservato e l'Ekklesiasterion, che risalgono al III secolo a.C. Queste testimonianze archeologiche indicano un alto grado di monumentalità e importanza nella vita pubblica e politica della città.
La presenza di granai pubblici, una fontana monumentale, abitazioni private decorate con mosaici e pavimenti in signino aggiunge ulteriori dettagli e offre uno sguardo approfondito nella vita quotidiana e nella cultura di Morgantina in un periodo successivo. Tutto ciò contribuisce a rendere Morgantina un sito archeologico di grande rilevanza storica e archeologica.
htmlText_39E5B64A_7975_AC2D_41D5_33C9CF95A4FC.html = In base agli scavi archeologici sappiamo che Morgantina possedeva una delle piante ortogonali più antiche della Sicilia interna.
L'acropoli della "Cittadella" rappresenta il nucleo più antico della città, con testimonianze archeologiche che risalgono all'antica età del bronzo. Successivamente, la città fu ricostruita e ampliata dai calcidesi di Catania intorno al 560 a.C., dando vita a una città greca arcaica con mura, sacelli di culto e un'area pubblica. La presenza di una necropoli con tombe a camera fornisce ulteriori dettagli sulla vita e la cultura della città in questo periodo.
La Contrada di Serra Orlando è invece associata alla "città nuova" costruita dopo la distruzione del 459 a.C. In questa zona, si trovano impressionanti strutture come l'agorà, con stoài (portici) a est e ovest, il Ginnasio, il Pritaneion, il Bouleuterion, un teatro ben conservato e l'Ekklesiasterion, che risalgono al III secolo a.C. Queste testimonianze archeologiche indicano un alto grado di monumentalità e importanza nella vita pubblica e politica della città.
La presenza di granai pubblici, una fontana monumentale, abitazioni private decorate con mosaici e pavimenti in signino aggiunge ulteriori dettagli e offre uno sguardo approfondito nella vita quotidiana e nella cultura di Morgantina in un periodo successivo. Tutto ciò contribuisce a rendere Morgantina un sito archeologico di grande rilevanza storica e archeologica.
htmlText_4F6C8542_533C_6692_41C2_6BB3D5CEBE60.html = Kore, la figlia di Demetra e Zeus, era la dea vergine che incarnava il simbolismo del grano verde. Quando rappresentava il grano maturo, veniva chiamata Persefone, mentre quando simboleggiava il grano raccolto, assumeva il nome di Ecate.
Ade, il dio degli Inferi, si innamorò di Kore e, desiderando sposarla, chiese a Zeus il permesso. Temendo la reazione di Demetra, Zeus non rispose in modo definitivo. Ade, interpretando il silenzio come consenso, decise di rapire Kore mentre raccoglieva fiori nei pressi del lago di Pergusa, portandola con sé nel Tartaro, il regno sotterraneo dei morti.
Demetra, ignara del destino della figlia, la cercò per nove giorni e notti, trascurando cibo e bevande, e invocando disperatamente il suo nome. A Eleusi, le venne rivelata la visione di un carro misterioso trainato da cavalli neri, con una fanciulla urlante avvinta dal suo invisibile guidatore. Confermato il rapimento, Demetra infuriata impedì alla natura di prosperare, minacciando la vita stessa sulla terra.
Zeus, temendo la rovina generale, inviò messaggi a Demetra e a Ade. A quest'ultimo fu ordinato di restituire Kore, e a Demetra fu offerta la figlia Persefone, a condizione che non avesse assaggiato il cibo dei morti. Poiché Kore non aveva mangiato dal rapimento, Ade fu costretto a promettere la sua liberazione. Al ritorno di Persefone, Demetra apprese che la figlia aveva assaporato sette chicchi di melograno nel regno dei morti, riaccendendo la sua disperazione.
Con l'intervento di Rea, madre di Zeus, Demetra e Ade, fu trovato un compromesso. Persefone avrebbe trascorso tre mesi all'anno come regina del Tartaro con Ade e gli altri nove mesi con sua madre. Demetra, dopo aver ricompensato coloro che l'avevano aiutata, risalì all'Olimpo. A Trittolemo donò semi di grano, un aratro di legno e un cocchio, mandandolo nel mondo per insegnare l'agricoltura agli uomini.
Persefone simboleggia l'alternanza delle stagioni, rappresentando la parabola "se il grano non muore, non cresceranno le messi". Nei misteri eleusini, Persefone rappresenta il candidato all'iniziazione che, attraverso la morte simbolica, rinascerebbe per accedere alla conoscenza.
htmlText_5E1233C0_786F_5C33_41C6_4A51ED8C39DA.html = L'Ekklesiasterion di Morgantina è un complesso che presenta somiglianze con un teatro greco e si presume avesse una funzione simile al comitium romano. Nonostante l'incertezza riguardo alla datazione precisa, si ritiene che sia stato costruito alla fine del IV secolo a.C. da Timoleonte.
Questo complesso è composto da tre gradinate e svolgeva diverse funzioni, tra cui quella di collegare l'agorà inferiore a quella superiore, fungendo anche da sede per l'assemblea cittadina. Il podio, dal quale gli oratori si rivolgevano all'assemblea (noto come "bema"), era posizionato di fronte al Pritaneo. Questa disposizione suggerisce che Morgantina fosse una polis libera, una città autonoma.
Un episodio storico significativo legato a questo luogo risale al 317 a.C., quando Agatocle, esiliato da Siracusa, utilizzò l'Ekklesiasterion per radunare un esercito composto da 1.500 soldati morgantini al fine di cercare di riconquistare il potere nella sua città natale. Questo evento evidenzia l'importante ruolo che questa struttura aveva nella vita politica e sociale di Morgantina.
htmlText_38102859_7975_A42C_41D1_466ECC16C80D.html = L'Ekklesiasterion di Morgantina è un complesso che presenta somiglianze con un teatro greco e si presume avesse una funzione simile al comitium romano. Nonostante l'incertezza riguardo alla datazione precisa, si ritiene che sia stato costruito alla fine del IV secolo a.C. da Timoleonte.
Questo complesso è composto da tre gradinate e svolgeva diverse funzioni, tra cui quella di collegare l'agorà inferiore a quella superiore, fungendo anche da sede per l'assemblea cittadina. Il podio, dal quale gli oratori si rivolgevano all'assemblea (noto come "bema"), era posizionato di fronte al Pritaneo. Questa disposizione suggerisce che Morgantina fosse una polis libera, una città autonoma.
Un episodio storico significativo legato a questo luogo risale al 317 a.C., quando Agatocle, esiliato da Siracusa, utilizzò l'Ekklesiasterion per radunare un esercito composto da 1.500 soldati morgantini al fine di cercare di riconquistare il potere nella sua città natale. Questo evento evidenzia l'importante ruolo che questa struttura aveva nella vita politica e sociale di Morgantina.
htmlText_762AC9D4_6286_CD62_41B8_43951101BE34.html = L'Orchidea di Robert è una pianta erbacea con fiori bianchi o leggermente rosati. È nota per le sue foglie strette e lanceolate.
htmlText_765A0E39_6287_4723_41A8_EC12CF37FF70.html = L'Orchidea italica è una specie di orchidea diffusa in molte regioni dell'Europa e del Mediterraneo. I fiori dell'Orchidea italica sono il suo tratto distintivo più riconoscibile: sono riuniti in una spiga densa e assomigliano vagamente a un uomo nudo, con petali di colore rosa, viola o bianco e un labello più grande che assomiglia a una figura umana.
htmlText_6774DCB6_4F9F_C1A3_41CE_D8DF300BE232.html = L'autodromo di Pergusa, situato a Pergusa, è un circuito automobilistico che ha una storia lunga e interessante. Fu inaugurato nel 1951 su iniziativa dell'amministrazione comunale ed è stato uno degli impianti di questo tipo in Sicilia, insieme a quelli di Siracusa, Torretta e Racalmuto. Nel corso dei suoi cinquant'anni di attività, l'autodromo di Pergusa ha ospitato una vasta gamma di competizioni sportive, dalle gare regionali a quelle nazionali e internazionali. Oltre alle competizioni automobilistiche, l'autodromo è stato anche sede di eventi collaterali, come mostre di auto d'epoca, e manifestazioni sportive a livello regionale e locale. Inoltre, è stato il palcoscenico per grandi concerti musicali. L'anello del circuito ha una lunghezza di 4.950 metri ed è percorso in senso orario. È circondato dalla bellezza naturale della Riserva naturale speciale Lago di Pergusa, che è un importante crocevia per il traffico di uccelli migratori nell'isola. Per rispettare l'ambiente circostante e non disturbare la fauna locale, l'uso del circuito per le gare motoristiche è limitato alla primavera, all'estate e all'inizio dell'autunno. Attorno al circuito c'è una strada di servizio che costeggia la foresta e l'area attrezzata nota come Selva Pergusina. Questa zona ospita anche alcuni villaggi turistici, alberghi e il pittoresco paesino di Pergusa, che è una frazione di Enna.L'autodromo di Pergusa rappresenta un importante luogo per gli appassionati di motorsport e offre un ambiente unico per gare e eventi speciali, circondato dalla bellezza naturale della Riserva Lago di Pergusa.
htmlText_722904B3_628D_DB26_41CA_F98C10143306.html = L'upupa è provvista di un ciuffo erettile di penne. In volo la silhouette è caratterizzata da ampie ali arrotondate.
htmlText_72E91B52_628D_4D66_41D1_649D11576013.html = La Ballerina gialla può essere di colore grigio uniforme o bianco-giallastro superiormente, giallo inferiormente.
Nella capinera il maschio è distinguibile dalla femmina per il vertice del capo nero, mentre la femmina lo ha fulvo. La restante colorazione è grigia con parti inferiori più chiare.
htmlText_5C341ECA_449A_8994_41BA_C5A9A6478F81.html = La Cattedrale di Maria Santissima delle Vittorie a Piazza Armerina è indubbiamente un'opera architettonica di notevole bellezza che riflette lo stile barocco siciliano mescolato con influenze gotiche. La cattedrale rappresenta uno dei monumenti più affascinanti della Sicilia e testimonia la storia e la devozione religiosa della regione.
Le origini della cattedrale risalgono all'XI secolo, un periodo importante segnato dal Gran Conte Ruggero, che contribuì a liberare la Sicilia dal dominio arabo e a ripristinare il cristianesimo nell'isola. Il passaggio delle truppe con l'immagine della Vergine Maria, decorate dal Papa Niccolò II, fu un evento simbolico che diede inizio alla devozione verso la Madonna a Piazza Armerina.
La prima chiesa dedicata a Maria, originariamente chiamata Santa Maria Maggiore, fu costruita tra il Quattrocento e il Cinquecento. Tuttavia, a causa di un terremoto alla fine del XVI secolo, l'edificio subì gravi danni e fu necessario costruire una nuova cattedrale nei primi anni del Seicento. La costruzione del nuovo Duomo di Piazza Armerina si protrasse per diversi anni a causa di questioni burocratiche, ma fu finalmente completata nel 1627.
Oggi, la Cattedrale di Maria Santissima delle Vittorie rappresenta un importante luogo di culto e una testimonianza dell'arte e della storia della regione. La sua architettura, con l'influenza barocca e gotica, la rende un'affascinante destinazione per i visitatori interessati all'arte e alla cultura siciliana.
htmlText_72F7A804_628B_CAE1_41B9_684CC8943111.html = La Coturnice possiede una colorazione bluastra nella parte superiore e sul petto, bianca nella gola, con una striscia nera nella fronte e sulla gola. Presenta degli occhi di colore marroncino, il becco è rosso, il piede è rosso pallido.
htmlText_56E11DFF_4D8E_C3A1_41D2_BF1580B9E4A6.html = La Fontana dei Quattro Canali rappresenta un elemento storico e architettonico di grande importanza a Piazza, che ha soddisfatto le esigenze degli abitanti della zona e dei visitatori provenienti da varie località circostanti. La sua costruzione, nella seconda metà del XIX secolo, ha avuto un ruolo cruciale nella fornitura di acqua per la comunità locale. Prima della costruzione della fontana, l'acqua era utilizzata principalmente dalla vicina conceria per la lavorazione del pellame e del cuoio, che un tempo si trovava vicino all'odierno Seminario Vescovile. In tempi più recenti, l'acqua era vitale anche per la produzione di terracotta e "zzucculetti" in una fornace nelle vicinanze, nota come stazzöngh.
La fontana è composta da quattro canali da cui sgorga costantemente una notevole quantità d'acqua proveniente dalle sorgenti poste sul monte e dalla contrada Doniamare. L'aspetto dei mascheroni scolpiti sulla fontana è oggetto di diverse interpretazioni. Alcuni credono che rappresentino le quattro facce dei quattro fratelli Dello Spedale, presumibilmente gli scultori responsabili della loro creazione. Altri ritengono che i volti rappresentino le quattro figure più significative del Risorgimento italiano, come Giuseppe Mazzini, Camillo Benso conte di Cavour, Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, data la presunta data di realizzazione intorno al 1875.La Fontana dei Quattro Canali ha anche dato il nome a uno dei quattro quartieri che compongono la città, il quartiere Canali, il cui inizio risale al 1396, quando gli abitanti superstiti dei casali Gatta e Polino si trasferirono in questa zona dopo essere stati distrutti dai duchi spagnoli durante il periodo di Martino il Vecchio, duca di Montblanc.
Questa fontana rappresenta non solo una fonte di approvvigionamento d'acqua, ma anche un importante punto di riferimento storico e culturale nella città di Piazza, testimoniando la sua ricca storia e il suo legame con il periodo del Risorgimento italiano.
htmlText_76F7211F_6285_BD1F_41B8_D4C8E7A83B9F.html = La Quercus amplifolia (Quercia a foglie larghe) è caratterizzata da foglie ampie e lobate. È una specie di quercia nativa dell'America del Nord.
htmlText_7054BA9B_62BD_4FE7_41CF_6227BBC048F2.html = La Quercus virgiliana è una specie di quercia nativa delle regioni meridionali dell'Europa; può crescere a dimensioni notevoli spesso superando i 30 metri di altezza, le foglie del sono grandi, ovali e dentate ai margini.
htmlText_5E40D78A_7814_A436_41D6_CEE18B414F8C.html = La Villa Romana del Casale, facente parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, è ubicata a circa 3,5 km, in linea d’aria, dall’abitato di Piazza Armerina ed è costituita da diversi corpi di fabbrica tra loro vicini o giustapposti sin dal I secolo d.C.; l’assetto attualmente visibile è invece riferibile al IV secolo d.C., dopo la ricostruzione a seguito di un terremoto datato 361-363 d.C.
Trattasi di un insieme a cui è stato dato il nome di “Villa” perché ubicato relativamente lontano dai centri abitati del tempo, anche se la costituzione architettonica e la distribuzione degli ambienti lasciano ipotizzare piuttosto ad un palazzo urbano imperiale; questo è riccamente dotato di mosaici pavimentali di inestimabile bellezza e rarità, le cui tessere, di dimensioni variabili, spiccano per varietà ed abbondanza dei disegni e, soprattutto, dei colori.Gli antichi artisti che hanno creato questi mosaici hanno dimostrato un incredibile livello di maestria nel loro lavoro. Le tessere, i piccoli cubi di pietra o smalto, sono stati disposti con incredibile precisione per creare immagini dettagliate e affascinanti.
Tra le scene più celebri sono le "Donne in Bikini" dove si raffigura giovani ragazze impegnate in attività fisiche, e la "Grande Caccia" che mostra una spettacolare caccia ai grandi animali. Queste opere d'arte non solo ci parlano della vita quotidiana dell'antica Roma, ma ci mostrano anche la straordinaria creatività e l'estro degli artisti dell'epoca.
htmlText_4744C03E_5304_9EF2_419B_1B2DCBAEB77C.html = La Villa Romana del Casale, facente parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, è ubicata a circa 3,5 km, in linea d’aria, dall’abitato di Piazza Armerina ed è costituita da diversi corpi di fabbrica tra loro vicini o giustapposti sin dal I secolo d.C.; l’assetto attualmente visibile è invece riferibile al IV secolo d.C., dopo la ricostruzione a seguito di un terremoto datato 361-363 d.C.
Trattasi di un insieme a cui è stato dato il nome di “Villa” perché ubicato relativamente lontano dai centri abitati del tempo, anche se la costituzione architettonica e la distribuzione degli ambienti lasciano ipotizzare piuttosto ad un palazzo urbano imperiale; questo è riccamente dotato di mosaici pavimentali di inestimabile bellezza e rarità, le cui tessere, di dimensioni variabili, spiccano per varietà ed abbondanza dei disegni e, soprattutto, dei colori.Gli antichi artisti che hanno creato questi mosaici hanno dimostrato un incredibile livello di maestria nel loro lavoro. Le tessere, i piccoli cubi di pietra o smalto, sono stati disposti con incredibile precisione per creare immagini dettagliate e affascinanti.
Tra le scene più celebri sono le "Donne in Bikini" dove si raffigura giovani ragazze impegnate in attività fisiche, e la "Grande Caccia" che mostra una spettacolare caccia ai grandi animali. Queste opere d'arte non solo ci parlano della vita quotidiana dell'antica Roma, ma ci mostrano anche la straordinaria creatività e l'estro degli artisti dell'epoca.
htmlText_41BB82E4_57C1_B9B5_41D3_F7A2FB403E33.html = La biscia dal collare è un serpente non velenoso con una colorazione grigia o marrone e un caratteristico "collare" scuro dietro il capo. È semiacquatica e si nutre di pesci, rane, piccoli roditori e uccelli. La biscia dal collare è spesso vista vicino all'acqua.
htmlText_5E2D3759_781D_64D2_4180_A11F12A7724F.html = La geologia del territorio piazzese si inquadra nell’ampia depressione strutturale che gli specialisti del settore chiamano “Bacino di Caltanissetta” o “Bacino della Sicilia centro-meridionale”, il quale si estende tra i Monti Sicani ad Ovest e i Monti Iblei ad Est e Sudest.
Durante alcune fasi delle complesse fasi dell’orogenesi alpina (piegamenti dovuti alla formazione della catena delle Alpi), infatti, l’area era soggetta a forti movimenti di abbassamento (subsidenza).
L’abbassamento dava la possibilità di funzionare come un serbatoio da riempire da parte dei materiali che costituivano e costituiscono la catena appenninica Siciliana; infatti, la maggior parte della natura dei terreni osservabili in superfice è silicoclastica: conformazioni a grana fine e finissima come le argille alla base e porzioni sommitali sabbiose e sabbioso-arenacee;questo insieme è noto come “Successione di Piazza Armerina”.
htmlText_56B2AD5A_44BB_88B4_41D0_41F2FD5F4C5E.html = La geologia del territorio piazzese si inquadra nell’ampia depressione strutturale che gli specialisti del settore chiamano “Bacino di Caltanissetta” o “Bacino della Sicilia centro-meridionale”, il quale si estende tra i Monti Sicani ad Ovest e i Monti Iblei ad Est e Sudest.
Durante alcune fasi delle complesse fasi dell’orogenesi alpina (piegamenti dovuti alla formazione della catena delle Alpi), infatti, l’area era soggetta a forti movimenti di abbassamento (subsidenza).
L’abbassamento dava la possibilità di funzionare come un serbatoio da riempire da parte dei materiali che costituivano e costituiscono la catena appenninica Siciliana; infatti, la maggior parte della natura dei terreni osservabili in superfice è silicoclastica: conformazioni a grana fine e finissima come le argille alla base e porzioni sommitali sabbiose e sabbioso-arenacee;questo insieme è noto come “Successione di Piazza Armerina”.
htmlText_62A86E91_7815_E452_41C2_61926E13B927.html = La rete Natura 2000 è uno dei principali strumenti di conservazione della biodiversità dell'Unione Europea ed è stata istituita con l'obiettivo di proteggere gli habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatica più rare e minacciate presenti sul territorio europeo. Questa rete è stata istituita nel 1992 ai sensi della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) e della Direttiva sugli uccelli (Direttiva 2009/147/CE). La Rete Natura 2000 si compone di due tipologie di aree: le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e le Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Complessivamente, la Rete Natura 2000 copre oltre il 18% del territorio dell'Unione Europea, creando una vasta area di protezione per la natura selvatica. La selezione delle aree da includere nella Rete Natura 2000 si basa su criteri scientifici rigorosi e coinvolge una stretta collaborazione tra gli Stati membri dell'UE. Ogni paese è responsabile di individuare le aree di interesse naturalistico e di proporle alla Commissione Europea per l'inclusione nella rete. Gli obiettivi principali della Rete Natura 2000 sono la conservazione dell'habitat naturale e delle specie selvatiche, il mantenimento e il ripristino degli ecosistemi, la promozione della biodiversità e la creazione di un equilibrio sostenibile tra la conservazione della natura e lo sviluppo umano. Per raggiungere questi obiettivi, vengono adottate misure di gestione e piani di azione specifici per ciascuna area protetta. La rete Natura 2000 ha dimostrato di essere uno strumento prezioso per la tutela della biodiversità in Europa, contribuendo alla conservazione di habitat unici e specie rare che altrimenti costituirebbe un rischio di estinzione. La sua creazione riflette l'impegno dell'Unione Europea per la protezione dell'ambiente e per garantire che la ricchezza naturale del continente sia preservata per le generazioni future.
htmlText_62F73CCF_783D_A5CD_41DA_237AC2B32B8B.html = La rete Natura 2000 è uno dei principali strumenti di conservazione della biodiversità dell'Unione Europea ed è stata istituita con l'obiettivo di proteggere gli habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatica più rare e minacciate presenti sul territorio europeo. Questa rete è stata istituita nel 1992 ai sensi della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) e della Direttiva sugli uccelli (Direttiva 2009/147/CE). La Rete Natura 2000 si compone di due tipologie di aree: le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e le Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Complessivamente, la Rete Natura 2000 copre oltre il 18% del territorio dell'Unione Europea, creando una vasta area di protezione per la natura selvatica. La selezione delle aree da includere nella Rete Natura 2000 si basa su criteri scientifici rigorosi e coinvolge una stretta collaborazione tra gli Stati membri dell'UE. Ogni paese è responsabile di individuare le aree di interesse naturalistico e di proporle alla Commissione Europea per l'inclusione nella rete. Gli obiettivi principali della Rete Natura 2000 sono la conservazione dell'habitat naturale e delle specie selvatiche, il mantenimento e il ripristino degli ecosistemi, la promozione della biodiversità e la creazione di un equilibrio sostenibile tra la conservazione della natura e lo sviluppo umano. Per raggiungere questi obiettivi, vengono adottate misure di gestione e piani di azione specifici per ciascuna area protetta. La rete Natura 2000 ha dimostrato di essere uno strumento prezioso per la tutela della biodiversità in Europa, contribuendo alla conservazione di habitat unici e specie rare che altrimenti costituirebbe un rischio di estinzione. La sua creazione riflette l'impegno dell'Unione Europea per la protezione dell'ambiente e per garantire che la ricchezza naturale del continente sia preservata per le generazioni future.
htmlText_6049F2FA_79E0_E257_41DD_E294611144D4.html = La veduta aerea ci permette di apprezzare la vasta Riserva Naturale Orientata “Rossomanno, Grottascura, Bellia", che si sviluppa nel territorio del comune di Piazza Armerina e in quelli limitrofi. L’esteso manto forestale è composto principalmente da pini ed eucalipti. Sotto di noi, in perpendicolare, vediamo delle particolari formazioni geologiche, dette “i Pupi Ballerini”. Possiamo atterrare per osservarli da vicino. Il tracciato pedonale che attraversa l’area è un settore del cammino di San Giacomo. Attivando la mappa possiamo esplorare diversi punti di interesse del territorio.
htmlText_4169A1E5_57DE_7BB7_41D1_911880C2FFB1.html = La volpe è un mammifero carnivoro con un mantello rosso-arancio e una lunga coda folta. Ha orecchie appuntite e un muso affilato. È notturna e si nutre di piccoli mammiferi, uccelli, insetti e frutta. Le volpi sono animali intelligenti e adattabili.
htmlText_62B25AA7_782D_AC7E_41A1_CC5AA0E69BEE.html = Le ZPS sono un componente chiave della Rete Natura 2000. Sono specificamente designate per la conservazione e la protezione degli uccelli selvatici e delle loro abitazioni, svolgendo un ruolo cruciale nella tutela della biodiversità avifaunistica in Europa. Le ZPS comprendono una vasta gamma di habitat, come laghi, fiumi, zone umide, foreste, prati e aree costiere, che sono essenziali per la sopravvivenza e la riproduzione di molte specie di uccelli. Queste zone fungono da rifugi sicuri durante la migrazione e forniscono le condizioni ideali per la nidificazione e l'alimentazione. Gli Stati membri dell'UE sono responsabili dell'identificazione e della designazione delle ZPS sul loro territorio, ma devono rispettare gli standard ei criteri definiti dalla Direttiva Uccelli per garantire una protezione adeguata delle specie avifaunistiche. Le ZPS non solo proteggono gli uccelli selvatici ei loro habitat, ma svolgono anche un ruolo importante nel mantenere l'equilibrio degli ecosistemi, contribuendo alla conservazione della biodiversità in generale. Queste aree protette sono essenziali per preservare la ricchezza naturale dell'Europa e assicurare che le generazioni future possano continuare a godere della meraviglia e della bellezza degli uccelli selvatici che popolano il continente sono designazioni specifiche per la conservazione degli uccelli.
htmlText_63D0D6CB_783F_A436_41DC_90DF9538EF49.html = Le ZPS sono un componente chiave della Rete Natura 2000. Sono specificamente designate per la conservazione e la protezione degli uccelli selvatici e delle loro abitazioni, svolgendo un ruolo cruciale nella tutela della biodiversità avifaunistica in Europa. Le ZPS comprendono una vasta gamma di habitat, come laghi, fiumi, zone umide, foreste, prati e aree costiere, che sono essenziali per la sopravvivenza e la riproduzione di molte specie di uccelli. Queste zone fungono da rifugi sicuri durante la migrazione e forniscono le condizioni ideali per la nidificazione e l'alimentazione. Gli Stati membri dell'UE sono responsabili dell'identificazione e della designazione delle ZPS sul loro territorio, ma devono rispettare gli standard ei criteri definiti dalla Direttiva Uccelli per garantire una protezione adeguata delle specie avifaunistiche. Le ZPS non solo proteggono gli uccelli selvatici ei loro habitat, ma svolgono anche un ruolo importante nel mantenere l'equilibrio degli ecosistemi, contribuendo alla conservazione della biodiversità in generale. Queste aree protette sono essenziali per preservare la ricchezza naturale dell'Europa e assicurare che le generazioni future possano continuare a godere della meraviglia e della bellezza degli uccelli selvatici che popolano il continente sono designazioni specifiche per la conservazione degli uccelli.
htmlText_639E0E24_7834_A473_41D5_643C62A6E667.html = Le ZSC invece mirano a proteggere habitat, specie vegetali e animali acronimo di costituiscono un altro elemento fondamentale della rete Natura 2000 dell'Unione Europea. Sono designate con l'obiettivo di conservare e proteggere gli habitat naturali, le specie di flora e fauna selvatica più rare, minacciate o vulnerabili presenti sul territorio europeo. Queste zone sono identificate attraverso processi scientifici che valutano la loro importanza ecologica e il contributo che offrono alla conservazione della diversità biologica. Le ZSC comprendono una vasta gamma di habitat naturali, come foreste, prati, zone umide, dune costiere, laghi, fiumi, grotte e molte altre tipologie di ambienti. Ogni ZSC ospita un'ampia varietà di specie vegetali e animali, molte delle quali sono uniche ed esclusive di quelle specifiche zone. La designazione di un'area come ZSC implica l'adozione di misure di gestione e protezione volte a mantenere la biodiversità locale ea garantire lo sviluppo sostenibile del territorio. Gli Stati membri dell'UE sono responsabili di identificare e designare le ZSC sul proprio territorio, ma devono rispettare gli standard e i criteri di stabilità della Direttiva Habitat per assicurare un'efficace protezione degli habitat e delle specie presenti. Le ZSC svolgono un ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità europea, contribuendo a preservare e ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie vulnerabili. Inoltre, promuovono la coesistenza tra la conservazione della natura e lo sviluppo umano sostenibile, consentendo la fruizione responsabile delle risorse naturali senza compromettere l'integrità degli ecosistemi. In sintesi, le ZSC rappresentano un importante impegno dell'Unione Europea per proteggere la ricchezza diversità biologica del continente e assicurare la tutela del patrimonio naturale per le generazioni future.
htmlText_6C946549_78B6_AC2F_41AA_51C7650D4D23.html = Le ZSC invece mirano a proteggere habitat, specie vegetali e animali acronimo di costituiscono un altro elemento fondamentale della rete Natura 2000 dell'Unione Europea. Sono designate con l'obiettivo di conservare e proteggere gli habitat naturali, le specie di flora e fauna selvatica più rare, minacciate o vulnerabili presenti sul territorio europeo. Queste zone sono identificate attraverso processi scientifici che valutano la loro importanza ecologica e il contributo che offrono alla conservazione della diversità biologica. Le ZSC comprendono una vasta gamma di habitat naturali, come foreste, prati, zone umide, dune costiere, laghi, fiumi, grotte e molte altre tipologie di ambienti. Ogni ZSC ospita un'ampia varietà di specie vegetali e animali, molte delle quali sono uniche ed esclusive di quelle specifiche zone. La designazione di un'area come ZSC implica l'adozione di misure di gestione e protezione volte a mantenere la biodiversità locale ea garantire lo sviluppo sostenibile del territorio. Gli Stati membri dell'UE sono responsabili di identificare e designare le ZSC sul proprio territorio, ma devono rispettare gli standard e i criteri di stabilità della Direttiva Habitat per assicurare un'efficace protezione degli habitat e delle specie presenti. Le ZSC svolgono un ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità europea, contribuendo a preservare e ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie vulnerabili. Inoltre, promuovono la coesistenza tra la conservazione della natura e lo sviluppo umano sostenibile, consentendo la fruizione responsabile delle risorse naturali senza compromettere l'integrità degli ecosistemi. In sintesi, le ZSC rappresentano un importante impegno dell'Unione Europea per proteggere la ricchezza diversità biologica del continente e assicurare la tutela del patrimonio naturale per le generazioni future.
htmlText_5E05CE18_7FBC_4367_41D8_8F84DB8D0B84.html = Le specie di piante maggiormente presenti nel parco sono le seguenti:
La Quercus virgiliana è una specie di quercia nativa delle regioni meridionali dell'Europa; può crescere a dimensioni notevoli spesso superando i 30 metri di altezza, le foglie del sono grandi, ovali e dentate ai margini.
La Quercus amplifolia (Quercia a foglie larghe) è caratterizzata da foglie ampie e lobate. È una specie di quercia nativa dell'America del Nord.
Il Quercus ilex, noto come Leccio, è un albero sempreverde con foglie coriacee e ovali. È comune nelle regioni mediterranee.
Eucaliptus sp. Pl., comunemente conosciuto come eucalipto, si distingue per le sue foglie lanceolate, ricche di oli essenziali, che conferiscono un profumo distintivo. Questi alberi variano in altezza da piccoli arbusti a maestosi alberi di oltre 50 metri.
Il Salix alba, o Salice bianco, è un albero con foglie lanceolate e corteccia grigia. È noto per le sue foglie strette e allungate.
htmlText_6DE2A5BB_628B_4527_41D7_F6AC48DEF53A.html = L’ Averla maggiore presenta una livrea basata su un colore bianco, grigio e nero. Caratteristica è la “mascherina”, una vistosa banda nera che parte dal becco, attraversa ‘occhio e si prolunga fin quasi alla nuca.
htmlText_77F728F2_6287_CB21_41C6_D1DF4771ECAE.html = L’Himantoglossumhircinum è una specie di orchidea con fiori dal colore variabile, dal verde al marrone. È nota per il suo profumo che ricorda quello delle capre.
htmlText_6C761FEC_4D86_BFA7_41B6_B19BCA30558A.html = L’area del geoparco, inserita nel 2015 nella lista dei geoparchi mondiali Unesco, presenta forme geologiche uniche ed affascinanti. La ricchezza geologica, sfruttata fin dalla preistoria, è testimoniata da numerose strutture minerarie, oggi dismesse, tra cui Pasquasia e Floristella-Grottacalda. Il territorio presenta una grande variabilità nelle quote topografiche e nella presenza d’acqua, con zone umide e aride. I paesaggi naturali vanno dalla macchia mediterranea alle aree umide di laghetti e fiumi, a cespuglieti, garighe e prati, comprese vaste aree oggetto di rimboschimento. Il nome “Rocca di Cerere” deriva dalla Rocca dove si praticava il culto di Cerere, dea latina dell’agricoltura e della fertilità, associata all’antica città di Enna.
htmlText_647CF241_7835_7C32_41CB_45534903179E.html = L’area occupata dai “Boschi di Piazza Armerina” possiede caratteristiche geolitologiche alquanto uniformi e tutte riconducibili alla “Successione di Piazza Armerina”: una successione più fine (argille) nella parte più bassa e più grossolana (sabbie, ghiaie e arenaria) nella parte sommitale.
La quasi totalità dell’areale boscato è caratterizzato dalla presenza della porzione sabbioso-arenacea che si manifesta come un insieme di altopiani solcato da alcune incisioni torrentizie che rappresentano le vie di scorrimento preferenziale delle acque piovane non assorbite durante gli eventi piovosi più intensi e/o duraturi.
L’aspetto delle sabbie è solitamente di colore giallastro a meno di fenomeni di alterazione che conferiscono cromie rosso-brunastre. Lo spessore della formazione sabbiosa si aggira, nei punti di maggior presenza, attorno ai 200 metri, mentre la potenza degli strati arenacei oscilla tra qualche centimetro e gli oltre 20 metri.
Talora è possibile ritrovare in questi litotipi vari gusci di molluschi e gasteropodi fossilizzati che testimoniano l’antica presenza di animali marini che popolavano acque e fondali; dalle associazioni faunistiche rappresentate sia da macrofossili che da microfossili è possibile ricavare preziose informazioni sulle condizioni dell’ambiente (temperatura, salinità delle acque, clima, profondità delle acque) in cui vivevano.
Una parte del territorio piazzese interessato dalla presenza delle aree boscate mostra depositi alluvionali sia attuali che recenti e terrazzati. Essi consistono in depositi essenzialmente composti da ghiaie, ciottoli, sabbie e, più raramente, limi, disposti lungo le incisioni fluviali con spessori che vanno da qualche metro ai circa 10-15 metri.
Presentano giacitura modestamente inclinata verso l’incisione e verso valle e rappresentano i materiali strappati dalla forza erosiva delle acque piovane alle alture circostanti che si depositano al diminuire della velocità del flusso d’acqua che li ha movimentati; i depositi più antichi tendono ad essere maggiormente addensati per effetto del carico litostatico, mentre quelli più recenti risultano soffici e poco addensati.
L’area che ospita i Boschi di Piazza Armerina è ricompresa nel più vasto territorio che, dal punto di vista idrogeologico, costituisce un ampio bacino nel quale è possibile rinvenire ingenti risorse idriche, per lo più sotterranee; dal punto di vista geomorfologico, invece, tale settore si presenta nella porzione centro-orientale della Sicilia, nei pressi dell’ancora più ampio Bacino di Caltanissetta e funge da elemento separatore tra i rilievi dell’Appennino Siciliano (Nebrodi e Madonie) e l’Avampaese Ibleo, area pressochè indeformata, cioè non raggiunta ancora dall’orogenesi alpina, responsabile anche della formazione dell’isola siciliana.
La differente resistenza agli agenti atmosferici, più erodibili le sabbie e più consistenti le arenarie, ha generato delle magnifiche forme di erosione selettiva, con formazione di costoni che possono presentare pendenze più o meno elevate ed aree subpianeggianti o dolcemente ondulate in corrispondenza dei materiali più teneri ed erodibili.
La prevalenza di aree subpianeggianti dotate, solitamente, di discreta permeabilità, consente una buona possibilità di infiltrazione alle acque piovane che, così facendo, possono generare importanti risorse idriche sotterranee; infatti, gli enormi volumi di terreno permeabile si comportano come una spugna che si imbibisce di acqua costituendo delle riserve, ad oggi utilizzate, soprattutto mediante pozzi trivellati, per l’approvvigionamento idropotabile di diversi centri abitati.
Purtroppo, negli ultimi anni la devastante piaga degli incendi, soprattutto estivi, riducendo la copertura vegetale, espone i terreni ad un maggiore rischio erosivo poiché mancano sia l’azione frenante degli apparati aerei (foglie e rami) sulle acque che cadono, sia l’azione stabilizzatrice delle radici sul terreno che, private della parte aerea, dopo un certo periodo, tendono a degradarsi e decomporsi.
htmlText_53EAE44E_78F6_6C24_4192_DFF34C6AD8E6.html = L’area occupata dai “Boschi di Piazza Armerina” possiede caratteristiche geolitologiche alquanto uniformi e tutte riconducibili alla “Successione di Piazza Armerina”: una successione più fine (argille) nella parte più bassa e più grossolana (sabbie, ghiaie e arenaria) nella parte sommitale.
La quasi totalità dell’areale boscato è caratterizzato dalla presenza della porzione sabbioso-arenacea che si manifesta come un insieme di altopiani solcato da alcune incisioni torrentizie che rappresentano le vie di scorrimento preferenziale delle acque piovane non assorbite durante gli eventi piovosi più intensi e/o duraturi.
L’aspetto delle sabbie è solitamente di colore giallastro a meno di fenomeni di alterazione che conferiscono cromie rosso-brunastre. Lo spessore della formazione sabbiosa si aggira, nei punti di maggior presenza, attorno ai 200 metri, mentre la potenza degli strati arenacei oscilla tra qualche centimetro e gli oltre 20 metri.
Talora è possibile ritrovare in questi litotipi vari gusci di molluschi e gasteropodi fossilizzati che testimoniano l’antica presenza di animali marini che popolavano acque e fondali; dalle associazioni faunistiche rappresentate sia da macrofossili che da microfossili è possibile ricavare preziose informazioni sulle condizioni dell’ambiente (temperatura, salinità delle acque, clima, profondità delle acque) in cui vivevano.
Una parte del territorio piazzese interessato dalla presenza delle aree boscate mostra depositi alluvionali sia attuali che recenti e terrazzati. Essi consistono in depositi essenzialmente composti da ghiaie, ciottoli, sabbie e, più raramente, limi, disposti lungo le incisioni fluviali con spessori che vanno da qualche metro ai circa 10-15 metri.
Presentano giacitura modestamente inclinata verso l’incisione e verso valle e rappresentano i materiali strappati dalla forza erosiva delle acque piovane alle alture circostanti che si depositano al diminuire della velocità del flusso d’acqua che li ha movimentati; i depositi più antichi tendono ad essere maggiormente addensati per effetto del carico litostatico, mentre quelli più recenti risultano soffici e poco addensati.
L’area che ospita i Boschi di Piazza Armerina è ricompresa nel più vasto territorio che, dal punto di vista idrogeologico, costituisce un ampio bacino nel quale è possibile rinvenire ingenti risorse idriche, per lo più sotterranee; dal punto di vista geomorfologico, invece, tale settore si presenta nella porzione centro-orientale della Sicilia, nei pressi dell’ancora più ampio Bacino di Caltanissetta e funge da elemento separatore tra i rilievi dell’Appennino Siciliano (Nebrodi e Madonie) e l’Avampaese Ibleo, area pressochè indeformata, cioè non raggiunta ancora dall’orogenesi alpina, responsabile anche della formazione dell’isola siciliana.
La differente resistenza agli agenti atmosferici, più erodibili le sabbie e più consistenti le arenarie, ha generato delle magnifiche forme di erosione selettiva, con formazione di costoni che possono presentare pendenze più o meno elevate ed aree subpianeggianti o dolcemente ondulate in corrispondenza dei materiali più teneri ed erodibili.
La prevalenza di aree subpianeggianti dotate, solitamente, di discreta permeabilità, consente una buona possibilità di infiltrazione alle acque piovane che, così facendo, possono generare importanti risorse idriche sotterranee; infatti, gli enormi volumi di terreno permeabile si comportano come una spugna che si imbibisce di acqua costituendo delle riserve, ad oggi utilizzate, soprattutto mediante pozzi trivellati, per l’approvvigionamento idropotabile di diversi centri abitati.
Purtroppo, negli ultimi anni la devastante piaga degli incendi, soprattutto estivi, riducendo la copertura vegetale, espone i terreni ad un maggiore rischio erosivo poiché mancano sia l’azione frenante degli apparati aerei (foglie e rami) sulle acque che cadono, sia l’azione stabilizzatrice delle radici sul terreno che, private della parte aerea, dopo un certo periodo, tendono a degradarsi e decomporsi.
htmlText_70ED367E_7E5E_814C_41CA_825B2A65C46C.html = L’area è collocata all’interno della Riserva Naturale Orientata “Rossomanno – Grottascura – Bellia”.
Consiste in un’area a debole inclinazione rispetto all’orizzontale che ospita anche un complesso immobiliare, le cui origini risalgono ad oltre un secolo fa e le cui iniziali funzioni erano quelle di offrire riparo alle persone incaricate della vigilanza e delle lavorazioni necessarie alla coltivazione ed alla sopravvivenza delle piante che ivi venivano seminate, piantate ed allevate prima dell’impianto definitivo: si trattava, infatti, di un vivaio.
Attualmente, i corpi di fabbrica, ubicati presso uno degli ingressi alle aree boscate afferenti ai “Boschi di Piazza Armerina”, si presentano ristrutturati da tempi relativamente recenti ed ospitano, tra le altre cose, una sala espositiva con pannelli, foto e didascalie didattiche sui percorsi-natura della zona.
Inoltre, la posizione strategica, ai margini settentrionali dell’abitato, la ricchezza floristica, le ridotte o quasi nulle pendenze, offrono ai fruitori decine di occasioni differenti per praticare sport di qualsiasi tipo (corsa campestre, mountainbike, equitazione, soft air, ecc.) o semplici passeggiate all’aperto in un contesto naturale estremamente salutare; accanto è presente un’area giochi per i bambini.
Dal punto di vista vegetazionale, sono presenti essenze legate ai numerosi rimboschimenti eseguiti nel corso degli anni, ove prevalgono certamente gli eucalipti, secondariamente varie specie di pini e, in qualche tratto, varie specie di pioppi; sono altresì presenti altre specie, di natura per lo più erbacea e/o arbustiva; solo raramente sono presenti altre tipologie floricole.
Sino a tutt’oggi si moltiplicano le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della continua piantumazione di alberi e questo sito ne rappresenta l’evidenza migliore: periodicamente dei volontari provvedono alla pulizia del sito per l’eliminazione delle malerbe infestanti che, soprattutto nel periodo estivo, rappresentano il possibile innesco di incendi e, nel periodo autunnale, si occupano del trapianto di essenze arboree.
htmlText_56CA2212_4D8A_C063_41BE_A0F1DA5EA8A6.html = L’attuale chiesa del Carmine fu costruita nel 1651, sulle rovine di un’altra più antica, intitolata a S. Alberto, risalente al XV sec.; di questa resta l’elegante campanile quadrato in pietra calcarica su tre ordini, con finestre a modanature catalaneggianti e coronato da merli. Sopra il portale della rustica facciata della chiesa, una nicchia conteneva una piccola Madonna marmorea attribuita ad A. gagini (1478-1536), oggi conservata al Museo Diocesano. Per una porta archiacuta con archivolto ad esso sottostante, si entra nell’adiacente chiostro dell’ex Convento dei Carmelitani, oggi adibito ad abitazioni private; il piccolo chiostro risale ai primi del 500 ed è costituito su tre lati da una leggera fuga di archi a tutto sesto, poggianti su slanciate colonnine monolitiche in arenario e sormontati su un lato da una serie di blasoni scolpiti su pietra.
htmlText_69EEE8C9_4D9E_41E1_41BF_356163E43AA7.html = Mostra, in gran parte, una geologia la cui età oscilla tra i circa 140 milioni anni fa e l’attuale.
Le altezze sul livello del mare riscontrabili nell’area variano dai 1162 metri di Monte Altesina (l’antico Mons Aereus - Monte Aereo, per le particolari forme del monte stesso, da cui è poi derivato il nome Ereo, che ha consentito di attribuire ai rilievi della ben più ampia area che interessa il Monte Altesina, l’appellativo di Monti Erei) alle poche centinaia di metri delle valli più profonde ed incassate.
Curioso e ricco di fascino e storia il nome stesso “Rocca di Cerere”, derivante dalla Rocca (montagna rocciosa) dove si praticava il culto di Cerere (Demetra in greco antico), dea latina dell’agricoltura e della fertilità, associata all’antica città di Enna (Henna, più raramente Hennae).
Il territorio afferente al Geopark Rocca di Cerere interessa nove entità comunali (Aidone, Assoro, Calascibetta, Enna, Leonforte, Nissoria, Piazza Armerina, Valguarnera, Villarosa, con tutta una serie di borghi e frazioni ad esse collegate), tutte in provincia di Enna, ciascuna ricca di punti di interesse e, in particolare, di siti (ben 48 in totale) che rappresentano delle particolarità locali non indifferenti, sia di natura geologica che naturalistica, archeologica, storica o culturale; sono, inoltre, presenti porzioni di territorio, borghi e frazioni appartenenti ai comuni di Barrafranca, Nicosia e Pietraperzia, in provincia di Enna ed al comune di Caltanissetta.
Infatti, oltre ad un consistente patrimonio geologico, variamente osservabile in tutte le sue sfaccettature da nord a sud nel territorio del parco, non è inusuale imbattersi in realtà, semplici o complesse, uniche nel loro genere; all’interno del geoparco, infatti sono presenti:
- l’unico lago naturale siciliano di una certa estensione, il Lago di Pergusa;
- l’unico parco Archeologico Mineralogico siciliano: Floristella-Grottacalda;
- due delle più importanti aree archeologiche siciliane: l’antica città greca di Morgantina e la Villa Romana del Casale;
- quattro aree naturali di notevole pregio ambientale e storico: la R.N.S. (Riserva Naturale Speciale) Lago di Pergusa, la R.N.O. (Riserva Naturale Orientata) di Monte Altesina, la R.N.O. (Riserva Naturale Orientata) Rossomanno-Grottascura-Bellia, la R.N.O. (Riserva Naturale Orientata) Monte Capodarso e Valle dell’Imera meridionale.
Sono altresì presenti, all’interno del territorio del Geoparco, vari manufatti di varie epoche ed origini, alcuni dei quali specificatamente di carattere storico-culturale, quali chiese o musei, altri possedenti specificità diverse ma non per questo immeritevoli di essere visitate, ed un grande patrimonio immateriale costituito da abitudini, tradizioni, manifestazioni folcloristiche e religiose, enogastronomiche, sportive, ecc..
Speciale menzione va fatta per tutte le aree ricomprese all’interno del Geoparco che hanno dato origine ad alcune dei beni più importanti dell’economia siciliana e su cui sono state impiantate attività ed infrastrutture atte al loro utilizzo: le risorse minerarie. Non si possono, infatti, non citare le immense ricchezze, in termini di zolfo, cloruro di sodio e sali potassici, ancora oggi presenti in sottosuolo, seppur non più cavate per obbedire alla dura legge del mercato. E’ infatti noto che le particolari condizioni in cui si trovano i minerali citati, le loro profondità in sottosuolo e le difficoltà tecniche dell’estrazione sono i principali fattori che incidono sul prezzo finale di vendita che, in altri Paesi, risulta decisamente minore, poichè più vantaggiose e meno costose sono le modalità estrattive.
Ad oggi sono osservabili e visitabili, almeno parzialmente, due dei più grandi, importanti e produttivi siti minerari isolani, seppur ormai dismessi sin dagli anni novanta del secolo scorso: la miniera di Pasquasia e quella di Floristella-Grottacalda, che offrono uno spaccato di archeologia industriale unico nel suo genere.
Il Geoparco insiste su di un’area di circa 1.300 chilometri quadrati e mostra una certa varietà di paesaggi cui sono associate forme geologiche uniche ed affascinanti ed un insieme di forme di vita vegetali ed animali alquanto particolari, soprattutto nella loro distribuzione territoriale.
Tale distribuzione è fortemente influenzata dalla presenza dell’acqua (sotto forma di torrenti, fiumi, sorgenti, canali, laghi naturali ed artificiali) che rappresenta un elemento discriminante fondamentale rispetto ad altri, certamente non meno importanti, fattori. Ovviamente, la costituzione geologica influenza grandemente la capacità delle acque piovane di infiltrarsi o di scorrere sulla superficie, per cui sono presenti sia zone aride con pochissima vegetazione che, pertanto ospitano poche specie animali, sia zone umide con un più grande sviluppo vegetativo ed una biodiversità crescente non solo dal punto di vista floristico ma anche faunistico.
La variabilità delle quote topografiche, l’esposizione, la presenza di acque e la composizione, la tessitura e la struttura dei suoli consentono uno sviluppo vegetazionale piuttosto articolato; se, infatti, in generale, si può certamente parlare di area caratterizzata dalla presenza di macchia mediterranea, non si può non notare la presenza di specie afferenti alle zone umide quali bacini e laghetti naturali ed artificiali e i corsi d’acqua; si riscontrano, inoltre, aree boscate con specie tipiche dei climi di montagna. Sono altresì presenti ampie aree in cui la presenza della vegetazione si dirada fino a culminare in modo naturale a cespuglieti, garighe o prati spontanei o, in modo artificiale, a pascoli e campi più o meno coltivati. Dal punto di vista faunistico, prevalgono certamente le specie volatili, sia in abbondanza che in varietà, pur non mancando anfibi, rettili e mammiferi, per lo più di piccola taglia (moderata eccezione fanno i cinghiali ed i daini, reintrodotti artificialmente); poco rappresentata l’ittiofauna, sia per la mancanza di uno sbocco a mare sia per la poca incidenza che hanno nell’area laghi e bacini naturali ed artificiali nonché i corsi d’acqua, per lo più aventi regime torrentizio.
htmlText_5E23876E_7FBC_C1BA_41DA_8C9BE42A8143.html = Nel bosco Bellìa e nelle altre aree protette limitrofe troviamo numerose specie di uccelli.
La Coturnice possiede una colorazione bluastra nella parte superiore e sul petto, bianca nella gola, con una striscia nera nella fronte e sulla gola. Presenta degli occhi di colore marroncino, il becco è rosso, il piede è rosso pallido.
Succiacapre è un uccello con ali e coda molto lunghe, grandi occhi neri, piedi piccoli. Il piumaggio è di colore di fondo grigio-bruno, parti superiori macchiate, con rigature e zigrinature, simili ad una corteccia.
L’ Averla maggiore presenta una livrea basata su un colore bianco, grigio e nero. Caratteristica è la “mascherina”, una vistosa banda nera che parte dal becco, attraversa ‘occhio e si prolunga fin quasi alla nuca.
Nell’Allodola le parti superiori sono bruno-chiare con macchie bruno-scure, il ventre striato di bruno-scuro.
La Ballerina gialla può essere di colore grigio uniforme o bianco-giallastro superiormente, giallo inferiormente.
Nella capinera il maschio è distinguibile dalla femmina per il vertice del capo nero, mentre la femmina lo ha fulvo. La restante colorazione è grigia con parti inferiori più chiare.
L'upupa è provvista di un ciuffo erettile di penne. In volo la silhouette è caratterizzata da ampie ali arrotondate.
Il Luì subalpino maschio adulto in primavera ha le parti superiori grigie con sfumature marroni e marroni sulla parte superiore delle ali.
htmlText_4037CD02_57C1_886C_41B2_531C2D5F0393.html = Nell’Allodola le parti superiori sono bruno-chiare con macchie bruno-scure, il ventre striato di bruno-scuro.
htmlText_6CC07D31_78AF_BC7C_41C0_DA03C73A257A.html = Polo diffuso per le identità e la valorizzazione ambientale (di seguito I ART Natura, Piazza Armerina) è un progetto di sistema che mira alla tutela, valorizzazione e fruizione sostenibile delle aree di rilevanza strategica della Rete Ecologica Siciliana. Il progetto inoltre promuove processi di sviluppo centrati su un’offerta turistica omogenea, integrata e di qualità dei beni culturali materiali e immateriali e del patrimonio naturalistico ed ambientale della RES.
L’area interessata dagli interventi è quello della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Boschi di Piazza Armerina.
L’area della RES diventa pertanto luogo di sperimentazione per avviare processi economici e sociali di sviluppo ecosostenibile, per ricucire il legame tra sviluppo economico, sociale e ambientale e per valorizzare il patrimonio ambientale e culturale, facendo perno sul turismo come volano di attivazione dell’intero processo.
I Art Natura, Piazza Armerina fa parte della rete dei progetti “I ART”, ideati e promossi da I World, che costituiscono un’esperienza attiva da diversi anni in Sicilia di sperimentazioni di nuove strategie di sviluppo locale fondate sulla valorizzazione delle identità territoriali, attraverso interventi di natura culturale, ambientale e paesaggistica.
htmlText_6384DFBD_7834_E44D_41C5_828164422361.html = Polo diffuso per le identità e la valorizzazione ambientale (di seguito I ART Natura, Piazza Armerina) è un progetto di sistema che mira alla tutela, valorizzazione e fruizione sostenibile delle aree di rilevanza strategica della Rete Ecologica Siciliana. Il progetto inoltre promuove processi di sviluppo centrati su un’offerta turistica omogenea, integrata e di qualità dei beni culturali materiali e immateriali e del patrimonio naturalistico ed ambientale della RES.
L’area interessata dagli interventi è quello della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Boschi di Piazza Armerina.
L’area della RES diventa pertanto luogo di sperimentazione per avviare processi economici e sociali di sviluppo ecosostenibile, per ricucire il legame tra sviluppo economico, sociale e ambientale e per valorizzare il patrimonio ambientale e culturale, facendo perno sul turismo come volano di attivazione dell’intero processo.
I Art Natura, Piazza Armerina fa parte della rete dei progetti “I ART”, ideati e promossi da I World, che costituiscono un’esperienza attiva da diversi anni in Sicilia di sperimentazioni di nuove strategie di sviluppo locale fondate sulla valorizzazione delle identità territoriali, attraverso interventi di natura culturale, ambientale e paesaggistica.
htmlText_60E89869_79E0_2E74_41D8_58551568F7EA.html = Siamo all’interno del parco minerario di Floristella-Grottacalda, che fa parte del Geopark Rocca di Cerere. Da questo punto possiamo partire per un tour virtuale che ci permette di raggiungere le strutture originarie delle più grandi miniere di zolfo della Sicilia, oggi restaurate e rese fruibili dal pubblico. Qui hanno lavorato migliaia di uomini e bambini, in condizioni spesso disumane come descritto dalla novella di Pirandello “Ciaula scopre la luna”. Oltre all’archeologia industriale, di particolare interesse geologico sono le maccalube, vulcanelli di fango causati dal vulcanesimo sedimentario.
Il 4 dicembre si celebrava a Piazza Armerina la festa di Santa Barbara, la protettrice dei minatori. La festività è scomparsa a seguito della chiusura delle miniere di zolfo poiché era praticata da questi lavoratori in città e nella frazione di Grottacalda.
htmlText_6065A10A_79E0_FFB7_41D2_2A5DFF3BFE2C.html = Stiamo osservando dall’alto gli scavi archeologici di Morgantina, un caso rarissimo di città greca, di epoca ellenistica, ritrovata in un’area dove non si sono sovrapposte nel tempo altre stratificazioni urbanistiche. Possiamo apprezzare dall’alto i principali monumenti, e gli assi viari rettilinei tipici del tracciato urbano delle città greche di nuova fondazione. Morgantina era l’insediamento più occidentale della dominazione siracusana, che controllava parte della Sicilia e della Calabria. Possiamo atterrare per visitare a 360 gradi alcuni punti del sito archeologico. Esplorando l’orizzonte e attivando la mappa vediamo altri punti di interesse raggiungibili.
htmlText_722EF3CD_628B_BD63_41AE_1DB06C30AE1A.html = Succiacapre è un uccello con ali e coda molto lunghe, grandi occhi neri, piedi piccoli. Il piumaggio è di colore di fondo grigio-bruno, parti superiori macchiate, con rigature e zigrinature, simili ad una corteccia.
htmlText_51C1250C_786C_E433_41DD_56F7E0CA4A04.html = Tra i reperti più notevoli scoperti a Morgantina, spicca il teatro dedicato a Dioniso, il cui eccezionale effetto acustico può ancora essere sperimentato nella sua piena grandezza, mentre la dedica alla divinità rimane visibile in tutta la sua chiarezza.
L'edificio teatrale fu eretto da Archela, un benestante cittadino e figlio di Eukleida, che lo consacrò a Dionisio, come attestato da un'iscrizione rinvenuta sul sito. La cavea attuale, con un diametro di 57,70 metri, fu costruita nel III secolo a.C., sopra le fondamenta di una struttura teatrale più modesta.
Questo teatro fa parte di un complesso più ampio che è connesso con l'agorà. La cavea, realizzata in pietra calcarea, è suddivisa in due sezioni: una inferiore con sedici ordini di sedili, e una superiore con pavimentazione in terra battuta. L'intera struttura è posizionata su un pendio leggero del rilievo roccioso, che è stato rinforzato con materiale di riporto, come sabbia e terra, contenuto da spesse mura sostenute da contrafforti.
Gli scavi iniziarono con la scoperta dei primi resti del teatro nel 1956 e nel 1959, quando furono trovati due frammenti di muro. Successivamente, sotto la direzione di Erik Sjöqvist dell'Università di Princeton nel 1960, vennero rinvenuti gli analemmata e i resti di un edificio scenico, ampliando la comprensione di questa straordinaria struttura teatrale.
htmlText_3B98C0CA_7975_A42C_41CC_0420C0EEAF38.html = Tra i reperti più notevoli scoperti a Morgantina, spicca il teatro dedicato a Dioniso, il cui eccezionale effetto acustico può ancora essere sperimentato nella sua piena grandezza, mentre la dedica alla divinità rimane visibile in tutta la sua chiarezza.
L'edificio teatrale fu eretto da Archela, un benestante cittadino e figlio di Eukleida, che lo consacrò a Dionisio, come attestato da un'iscrizione rinvenuta sul sito. La cavea attuale, con un diametro di 57,70 metri, fu costruita nel III secolo a.C., sopra le fondamenta di una struttura teatrale più modesta.
Questo teatro fa parte di un complesso più ampio che è connesso con l'agorà. La cavea, realizzata in pietra calcarea, è suddivisa in due sezioni: una inferiore con sedici ordini di sedili, e una superiore con pavimentazione in terra battuta. L'intera struttura è posizionata su un pendio leggero del rilievo roccioso, che è stato rinforzato con materiale di riporto, come sabbia e terra, contenuto da spesse mura sostenute da contrafforti.
Gli scavi iniziarono con la scoperta dei primi resti del teatro nel 1956 e nel 1959, quando furono trovati due frammenti di muro. Successivamente, sotto la direzione di Erik Sjöqvist dell'Università di Princeton nel 1960, vennero rinvenuti gli analemmata e i resti di un edificio scenico, ampliando la comprensione di questa straordinaria struttura teatrale.
htmlText_520D9B4F_4DBA_40E1_41A4_B03E0C129AD8.html = Trattasi di un lago artificiale ottenuto costruendo, intorno alla metà degli anni ’80, uno sbarramento lungo una porzione del Fiume Olivo, avente carattere torrentizio, allo scopo di implementare le risorse idriche necessarie agli scopi irrigui dell’area.
Il bacino possiede forma alquanto irregolare, sembra quasi una mano che si incunea tra le montagne circostanti anche se, a causa delle poche precipitazioni, non riesce quasi mai a superare i due terzi della capacità massima.
La particolare composizione dei suoli, dovuti alle caratteristiche del substrato argilloso genera condizioni vitali per le piante alquanto cangianti, tant’è che sono evidenti lungo le sponde aree con ricchissima presenza sia numerica che tipologica di vegetali di ogni tipo, alcuni dei quali adattati alla vita sommersa o semisommersa; la presenza di una superficie acquatica ha reso possibile l’attecchimento di alghe, nonostante il fondale sia piuttosto fangoso ma, soprattutto, lo ha reso una importante stazione per la avifauna, maggiormente rappresentata da aironi; alcune specie sono stanziali, altre migratorie. Non manca poi l’ittiofauna d’acqua dolce, unita ad una pletora di anfibi, piccoli rettili ed altri piccoli animali.
In particolari condizioni e previa autorizzazione delle autorità competenti è possibile svolgere attività di pesca sportiva.
htmlText_2115073B_79F6_6C6C_41D8_F7E69B408B85.html = Ulteriore aspetto particolarmente interessante a Floristella è dato dalla presenza di un’area ove sono evidenti emissioni di gas (essenzialmente metano ma anche azoto, elio, ossigeno, monossido di carbonio, anidride carbonica, solfuro di idrogeno,), fango e acqua salata, con aspetto di veri e propri vulcanelli di fango, detti maccalube; il termine deriva dall’arabo makluba o anche maqluba che, tradotto, significa “sottosopra”, con un chiaro riferimento al materiale trasportato dall’interno della Terra (sotto) verso la superficie (sopra). L’aspetto è tipicamente a cono irregolare con pareti a debole pendenza e con, nella parte più alta, un cratere da cui fuoriescono i materiali precedentemente descritti con un percorso variabile ed irregolare ma, comunque, a raggiera. Il fenomeno, diffuso in buona parte del bacino gessoso solfifero siciliano, è maggiormente visibile a ridosso dei periodi piovosi, pur non essendo, a oggi, stati identificati dei veri e propri cicli stagionali.
htmlText_6DAB7EBA_78AB_FC6D_41B1_32EFCE63924B.html = Una rete ecologica rappresenta un intricato sistema di interconnessioni tra diverse specie biologiche e gli ambienti in cui vivono. Questa rete riflette le complesse relazioni ecologiche che si sviluppano tra organismi viventi e il loro habitat circostante. Gli elementi chiave di una rete ecologica includono le catene alimentari, le interazioni di competizione e simbiosi, nonché i flussi di energia e materia attraverso gli ecosistemi. Questa concezione olistica dell'ecosistema mette in luce come ogni singolo organismo abbia un impatto sulle altre specie e sul proprio ambiente, creando un delicato equilibrio. Una rete ecologica ben pianificata e gestita non solo preserva gli habitat essenziali per numerose specie, ma facilita anche il movimento e lo scambio genetico tra le popolazioni, contribuendo così alla salute a lungo termine degli ecosistemi e alla capacità di adattamento alle variazioni climatiche. La rete ecologica è costituita da quattro elementi fondamentali interconnessi tra loro:
1. Aree centrali (core areas): aree ad alta naturalità che sono già, o possono essere, soggette a protezione come ad esempio parchi o riserve.
2. Fasce di protezione (buffer zones): sono delle zone cuscinetto, o zone di transizione, distribuite attorno alle aree ad alta naturalità con l’obiettivo di garantire l'incolumità degli habitat.
3. Fasce di connessione (corridoi ecologici): sono delle strutture lineari e continue del paesaggio, con varie forme e dimensioni, queste connettono tra di loro le aree ad alta naturalità e rappresentano un elemento chiave delle reti ecologiche perché consentono lo spostamento delle specie ma anche l'interscambio genetico il quale è un fenomeno indispensabile per il mantenimento della biodiversità;
4. Aree puntiformi o "sparse" (stepping zones): sono aree di piccola superficie che grazie alla loro posizione strategica o per la loro composizione, sono elementi importanti del paesaggio atti a sostenere specie in transito su un determinato territorio oppure ospitare particolari microambienti in situazioni di habitat critici.
La rete ecologica è uno strumento di tutela ambientale in grado di contrastare il fenomeno della frammentazione degli habitat e di favorire la conservazione della biodiversità.
htmlText_63F7B17A_7835_5CD6_41D9_676E944EA888.html = Una rete ecologica rappresenta un intricato sistema di interconnessioni tra diverse specie biologiche e gli ambienti in cui vivono. Questa rete riflette le complesse relazioni ecologiche che si sviluppano tra organismi viventi e il loro habitat circostante. Gli elementi chiave di una rete ecologica includono le catene alimentari, le interazioni di competizione e simbiosi, nonché i flussi di energia e materia attraverso gli ecosistemi. Questa concezione olistica dell'ecosistema mette in luce come ogni singolo organismo abbia un impatto sulle altre specie e sul proprio ambiente, creando un delicato equilibrio. Una rete ecologica ben pianificata e gestita non solo preserva gli habitat essenziali per numerose specie, ma facilita anche il movimento e lo scambio genetico tra le popolazioni, contribuendo così alla salute a lungo termine degli ecosistemi e alla capacità di adattamento alle variazioni climatiche. La rete ecologica è costituita da quattro elementi fondamentali interconnessi tra loro:
1. Aree centrali (core areas): aree ad alta naturalità che sono già, o possono essere, soggette a protezione come ad esempio parchi o riserve.
2. Fasce di protezione (buffer zones): sono delle zone cuscinetto, o zone di transizione, distribuite attorno alle aree ad alta naturalità con l’obiettivo di garantire l'incolumità degli habitat.
3. Fasce di connessione (corridoi ecologici): sono delle strutture lineari e continue del paesaggio, con varie forme e dimensioni, queste connettono tra di loro le aree ad alta naturalità e rappresentano un elemento chiave delle reti ecologiche perché consentono lo spostamento delle specie ma anche l'interscambio genetico il quale è un fenomeno indispensabile per il mantenimento della biodiversità;
4. Aree puntiformi o "sparse" (stepping zones): sono aree di piccola superficie che grazie alla loro posizione strategica o per la loro composizione, sono elementi importanti del paesaggio atti a sostenere specie in transito su un determinato territorio oppure ospitare particolari microambienti in situazioni di habitat critici.
La rete ecologica è uno strumento di tutela ambientale in grado di contrastare il fenomeno della frammentazione degli habitat e di favorire la conservazione della biodiversità.
htmlText_6C874936_78AB_A465_41D7_50070E12FDD7.html = Il percorso effettuato dalla Regione Siciliana per poter proteggere il patrimonio naturale siciliano è stato sviluppato grazie all’istituzione di aree naturali protette, Riserve e Parchi al fine di poter permettere la tutela degli habitat e della diversità biologica esistente, promuovendo anche forme di sviluppo legate all’uso sostenibile delle risorse territoriali ed ambientali e delle attività tradizionali. In Sicilia, in seguito all’individuazione dei siti che compongono la rete Natura 2000, l’obiettivo è stato quello della creazione di una connettività secondaria tramite la progettazione e la realizzazione di zone cuscinetto e corridoi ecologici che permettano l’interconnessione tra le varie aree protette, costituendo così dei sottosistemi funzionali ideati secondo la struttura delineata nella rete ecologica europea. In questo modo si conferisce importanza non solo alle emergenze ambientali individuate nei singoli parchi o nelle riserve naturali terrestri e marine ma anche a quei territori che li circondano, che costituiscono così l’anello di collegamento tra ambiente antropico e naturale, e nello specifico ai corridoi ecologici. La rete ecologica regionale diventa quindi un utile strumento di programmazione in grado di orientare le politiche di gestione dei governi locali verso una gestione sostenibile delle aree e partecipando così all’attuazione della strategia europea sulla diversità biologica e paesaggistica.
htmlText_64734AA9_7837_AC72_41D0_2BBBE18CB74A.html = Il percorso effettuato dalla Regione Siciliana per poter proteggere il patrimonio naturale siciliano è stato sviluppato grazie all’istituzione di aree naturali protette, Riserve e Parchi al fine di poter permettere la tutela degli habitat e della diversità biologica esistente, promuovendo anche forme di sviluppo legate all’uso sostenibile delle risorse territoriali ed ambientali e delle attività tradizionali. In Sicilia, in seguito all’individuazione dei siti che compongono la rete Natura 2000, l’obiettivo è stato quello della creazione di una connettività secondaria tramite la progettazione e la realizzazione di zone cuscinetto e corridoi ecologici che permettano l’interconnessione tra le varie aree protette, costituendo così dei sottosistemi funzionali ideati secondo la struttura delineata nella rete ecologica europea. In questo modo si conferisce importanza non solo alle emergenze ambientali individuate nei singoli parchi o nelle riserve naturali terrestri e marine ma anche a quei territori che li circondano, che costituiscono così l’anello di collegamento tra ambiente antropico e naturale, e nello specifico ai corridoi ecologici. La rete ecologica regionale diventa quindi un utile strumento di programmazione in grado di orientare le politiche di gestione dei governi locali verso una gestione sostenibile delle aree e partecipando così all’attuazione della strategia europea sulla diversità biologica e paesaggistica.
htmlText_551BFE7F_78DA_5CE4_41C0_4B17DB0EA39F.html = Il sito de’ “Boschi di Piazza Armerina” ricade entro i territori dei comuni di Enna, Piazza Armerina e Aidone. I suoli sono prevalentemente sabbiosi, si sono originati per dilavamento di substrati di arenaria. Nei fondovalle si riscontra la presenza di suoli fangosi limosi. Nel sito, sono presenti vecchi impianti artificiali di Eucaliptus sp. pl., i quali mostrano un’elevata tendenza alla ricostituzione della vegetazione naturale. Molto diffusa è la presenza di querceti caducifogli (principalmente a Quercus virgiliana Ten. e a Q. amplifolia Guss., ma con significative presenze di Q. ilex L.), ciò significa che la vegetazione è in una fase di riacquisizione degli equilibri caratteristici del climax locale, questi querceti sono costituiti da popolazioni coetanee, con individui piuttosto giovani.
htmlText_64E73ACE_782F_6DCE_41CB_DA4BAB0A2FE1.html = Il sito de’ “Boschi di Piazza Armerina” ricade entro i territori dei comuni di Enna, Piazza Armerina e Aidone. I suoli sono prevalentemente sabbiosi, si sono originati per dilavamento di substrati di arenaria. Nei fondovalle si riscontra la presenza di suoli fangosi limosi. Nel sito, sono presenti vecchi impianti artificiali di Eucaliptus sp. pl., i quali mostrano un’elevata tendenza alla ricostituzione della vegetazione naturale. Molto diffusa è la presenza di querceti caducifogli (principalmente a Quercus virgiliana Ten. e a Q. amplifolia Guss., ma con significative presenze di Q. ilex L.), ciò significa che la vegetazione è in una fase di riacquisizione degli equilibri caratteristici del climax locale, questi querceti sono costituiti da popolazioni coetanee, con individui piuttosto giovani.
htmlText_42A25F99_78B6_FC2F_41D3_392D74FF7AFE.html = L’area è collocata all’interno della Riserva Naturale Orientata “Rossomanno – Grottascura – Bellia”.
Consiste in un’area a debole inclinazione rispetto all’orizzontale che ospita anche un complesso immobiliare, le cui origini risalgono ad oltre un secolo fa e le cui iniziali funzioni erano quelle di offrire riparo alle persone incaricate della vigilanza e delle lavorazioni necessarie alla coltivazione ed alla sopravvivenza delle piante che ivi venivano seminate, piantate ed allevate prima dell’impianto definitivo: si trattava, infatti, di un vivaio.
Attualmente, i corpi di fabbrica, ubicati presso uno degli ingressi alle aree boscate afferenti ai “Boschi di Piazza Armerina”, si presentano ristrutturati da tempi relativamente recenti ed ospitano, tra le altre cose, una sala espositiva con pannelli, foto e didascalie didattiche sui percorsi-natura della zona.
Inoltre, la posizione strategica, ai margini settentrionali dell’abitato, la ricchezza floristica, le ridotte o quasi nulle pendenze, offrono ai fruitori decine di occasioni differenti per praticare sport di qualsiasi tipo (corsa campestre, mountainbike, equitazione, soft air, ecc.) o semplici passeggiate all’aperto in un contesto naturale estremamente salutare; accanto è presente un’area giochi per i bambini.
Dal punto di vista vegetazionale, sono presenti essenze legate ai numerosi rimboschimenti eseguiti nel corso degli anni, ove prevalgono certamente gli eucalipti, secondariamente varie specie di pini e, in qualche tratto, varie specie di pioppi; sono altresì presenti altre specie, di natura per lo più erbacea e/o arbustiva; solo raramente sono presenti altre tipologie floricole.
Sino a tutt’oggi si moltiplicano le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della continua piantumazione di alberi e questo sito ne rappresenta l’evidenza migliore: periodicamente dei volontari provvedono alla pulizia del sito per l’eliminazione delle malerbe infestanti che, soprattutto nel periodo estivo, rappresentano il possibile innesco di incendi e, nel periodo autunnale, si occupano del trapianto di essenze arboree.
htmlText_63D16D7D_7814_A4CD_41D9_C711E5583402.html = L’area è collocata all’interno della Riserva Naturale Orientata “Rossomanno – Grottascura – Bellia”.
Consiste in un’area a debole inclinazione rispetto all’orizzontale che ospita anche un complesso immobiliare, le cui origini risalgono ad oltre un secolo fa e le cui iniziali funzioni erano quelle di offrire riparo alle persone incaricate della vigilanza e delle lavorazioni necessarie alla coltivazione ed alla sopravvivenza delle piante che ivi venivano seminate, piantate ed allevate prima dell’impianto definitivo: si trattava, infatti, di un vivaio.
Attualmente, i corpi di fabbrica, ubicati presso uno degli ingressi alle aree boscate afferenti ai “Boschi di Piazza Armerina”, si presentano ristrutturati da tempi relativamente recenti ed ospitano, tra le altre cose, una sala espositiva con pannelli, foto e didascalie didattiche sui percorsi-natura della zona.
Inoltre, la posizione strategica, ai margini settentrionali dell’abitato, la ricchezza floristica, le ridotte o quasi nulle pendenze, offrono ai fruitori decine di occasioni differenti per praticare sport di qualsiasi tipo (corsa campestre, mountainbike, equitazione, soft air, ecc.) o semplici passeggiate all’aperto in un contesto naturale estremamente salutare; accanto è presente un’area giochi per i bambini.
Dal punto di vista vegetazionale, sono presenti essenze legate ai numerosi rimboschimenti eseguiti nel corso degli anni, ove prevalgono certamente gli eucalipti, secondariamente varie specie di pini e, in qualche tratto, varie specie di pioppi; sono altresì presenti altre specie, di natura per lo più erbacea e/o arbustiva; solo raramente sono presenti altre tipologie floricole.
Sino a tutt’oggi si moltiplicano le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della continua piantumazione di alberi e questo sito ne rappresenta l’evidenza migliore: periodicamente dei volontari provvedono alla pulizia del sito per l’eliminazione delle malerbe infestanti che, soprattutto nel periodo estivo, rappresentano il possibile innesco di incendi e, nel periodo autunnale, si occupano del trapianto di essenze arboree.
### Title
window_4033FD01_57C1_886C_41B3_1A3BA697EC14.title = Allodola
window_6776DCB6_4F9F_C1A3_41C2_43F3C8EE4EC9.title = Autodromo
window_6DEE85BA_628B_4521_41C7_FDF6BF78E44F.title = Averla maggiore
window_72F6AB50_628D_4D62_41B0_580845A641BF.title = Ballerina gialla
window_41B7B2D4_57C1_B995_41C1_A259B76D5B7A.title = Biscia dal collare
window_604FF2FA_79E0_E257_41A4_0D54696D6434.title = Bosco Bellìa
window_42A05F98_78B6_FC2D_41B6_69527705270C.title = Bosco di eucalipti
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window_5090B560_786C_A4F2_41D5_268B60C1723F.title = Buleuterium
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window_5EE72D4C_7814_A433_41D8_A2C91F0436F5.title = Calcaroni e calcarelle
window_473521AC_57FE_9BB4_41B3_8BC55AEAEA7A.title = Capriolo
window_5C3A1EC9_449A_8994_41A0_796A41A18250.title = Cattedrale di Piazza Armerina
window_56C8320D_4D8A_C061_41C2_5EC5A4580FB0.title = Chiesa del Carmine
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window_6C832935_78AB_A467_41D5_1C3636649A65.title = Corridoi ecologici
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window_72C667F4_628B_C521_41CB_497CCC24E1B6.title = Coturnice
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window_76840857_6286_CB6E_41C5_4E4B8C294995.title = Eucaliptus sp. Pl.
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window_6463C23F_7835_7C4D_41D0_9080511CBD79.title = Geologia di Piazza Armerina
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window_77F658EB_6287_CB27_41D4_8FCC772D9E6E.title = Himantoglossumhircinum
window_6CC67D31_78AF_BC7C_41C7_986C80D6FD58.title = I Art
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window_6291B5AE_76C8_83AD_41AA_AE05EC1C0C3D.title = I mestieri, i saperi e le tecniche
window_5E462789_7814_A432_41C3_89BE1110D1E4.title = I mosaici
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window_2F1C8E43_79EA_5C1C_41D8_229BFEF0E0E6.title = Il parco minerario
window_56B2CD59_44BB_88B4_41A2_31CA0CB9E709.title = Inquadramento geologico
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window_42BD84C6_57C3_B9F4_41CB_91F5CE830BA1.title = Istrice
window_52038B4F_4DBA_40E1_41BF_BF3091B8E13F.title = Lago Olivo
window_66FA4EC9_4F87_C1E1_41A2_F0B24E1081EF.title = Lago Pergusa
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window_6C93D548_78B6_AC2D_41B8_101D618D55E8.title = Le ZSC (Zone Speciali di Conservazione)
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window_71764F11_6287_46E2_41C4_85DD3CD98D95.title = Limodoro abortivo
window_76822173_6286_BD26_41D5_BD6A4B1BA6FA.title = Lotus cytisoides
window_6D06D176_628A_DD2E_41C9_7AE5B96DF336.title = Lui subalpino
window_2113073B_79F6_6C6C_41C4_8432B9FAB432.title = Maccalube
window_4F728542_533C_6692_41C3_56C405A6B4AC.title = Mito del ratto di Kore
window_6067A10A_79E0_FFB7_41DD_59EDA3ABDCB9.title = Morgantina
window_762A99D4_6286_CD62_41D2_486640FB9C96.title = Orchidea di Robert
window_765A6E39_6287_4723_41B8_1460045FEE96.title = Orchidea italica
window_2B4099DF_79ED_E423_41D9_7D7E37F0C2BA.title = Palazzo Pennisi
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window_57F86EBA_44AF_89F4_41CA_11CDE20A0D32.title = Piazza Armerina
window_5CFF320F_78ED_E423_41AE_07F4CA735E54.title = Pupi Ballerini
window_76F76118_6285_BAE1_41BB_9CB5B548527C.title = Quercus amplifolia
window_71192899_6285_4BE2_41D7_3206D5518AAE.title = Quercus ilex
window_7056AA9B_62BD_4FE7_41D8_8342E15755A1.title = Quercus virgiliana
window_419F19ED_57C2_8BB4_41BD_76CC745EF8E2.title = Ramarro occidentale
window_62F10CCF_783D_A5CD_41A9_34DBB592C2E9.title = Rete Natura 2000
window_62AA4E91_7815_E452_41A7_B76E45F7510B.title = Rete Natura 2000
window_63F5C17A_7835_5CD6_41C3_B66D26AEBF72.title = Rete ecologica
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window_69E8F8C9_4D9E_41E1_41C3_32193C355306.title = Rocca di Cerere
window_76B46EAD_6285_C722_41CD_9128D5614F14.title = Salix alba
window_5E79F2CF_7FBC_40F9_41BE_EF20CB216365.title = Specie animali
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window_5D5749EE_7FBC_40BA_41DD_7AF7E9671F97.title = Specie di fiori
window_5E1DCE15_7FBC_4369_41DA_C369E71D61F5.title = Specie di piante
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window_5E3D476C_7FBC_C1BE_41C4_0E78FFF643CA.title = Specie di uccelli
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window_5EACD9E8_7FBC_40A6_41D2_5C600511CC09.title = Specie vegatali
window_5E0975D2_786B_E7D7_41D2_C9754AB92CA5.title = Strada
window_39E3B64A_7975_AC2D_41C2_02B360684122.title = Strada
window_722D23CC_628B_BD61_41C4_0B12397DA0FE.title = Succiacapre
window_3B96A0CA_7975_A42C_41DC_F57AF08C6525.title = Teatro
window_51DF250C_786C_E433_41DA_95168D98CFEA.title = Teatro
window_7229C4B2_628D_DB26_41C9_0C5F8F892E82.title = Upupa
window_6BD48DB3_4FBA_43A1_41BD_80F63BB6DF0D.title = Villa del Casale
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## Tour
### Description
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